Le Costellazioni
Dall’osservazione della volta stellata possiamo fare delle semplici osservazioni che sono all’origine delle concezioni astronomiche degli antichi e determinano ancora in larga misura le modalità con le quali il senso comune e il linguaggio ordinario si riferiscono ai fenomeni celesti. Una delle primissime distinzioni fatte nell’antichità è quella tra stelle erranti (il Sole, la Luna ed i pianeti del sistema solare) e stelle definite in erranti in quanto per la loro distanza dalla terra apparivano fisse all’osservazione ad occhio nudo. Le stelle in erranti, fin da epoche molto remote, venivano considerate in quanto immagini, figure stellate, asterismi, ovvero raggruppamenti di stelle. Esse formavano un’affascinante rappresentazione di personaggi e figure mitologiche che si è tramandata, con variazioni nei nomi e nei riferimenti a determinati miti, nelle principali grandi civiltà sviluppatesi in ogni parte della terra, dalla Mesopotamia, alla Cina, all’India, alla Grecia, all’interno della cultura araba e bizantina, nell’occidente latino, nelle culture nordiche, e così via.
Di una classificazione delle principali immagini o costellazioni troviamo molti riferimenti in opere letterarie. I greci, intorno al quarto - quinto secolo avanti Cristo, consideravano 48 costellazioni e 11 costellazioni zodiacali (poste sull’eclittica). Tolomeo ne parla diffusamente nel dodicesimo capitolo del primo libro del Quadripartito. Solo intorno al II secolo a.C. quelle che originariamente erano le stelle delle chele delle Scorpione diventano la costellazione zodiacale della Bilancia. Nel primo secolo avanti Cristo, Terenzio Varrone e Firmico Materno, menzionano una classificazione della “sfera barbarica”, che si rifà ad opere precedenti risalenti all’uranografia babilonese del terzo millennio prima di Cristo. La trattazione è una mito genesi, una spiegazione della nascita delle costellazioni e contiene una ripartizione più minuta delle caratteristiche delle singole stelle. Rispetto alla descrizione fatta da questi autori si rilevano alcune diversità in opere successive quali “Il cratere della Sapienza” di Croce ed il “Liber Hermetis” di Guido Pellegrino. Oltre le tante opere di autori del passato, in tempi recenti indichiamo un interessante lavoro, appena pubblicato, sulle origini caldee delle osservazioni astrologiche: “la Scrittura Celeste – la nascita dell’astrologia in Mesopotamia” di Giovanni Pettinato, edito dalla Mondadori. Fondamentale, utile e chiarificatore risulta il libro di recente pubblicazione “Le Dimore celesti,Segni e simboli dello zodiaco” di Giuseppe Bezza, Xenia edizioni, che parla anche dell’origine dello zodiaco e della sovrapposizione, presente già nel passato, – ma che nell’epoca attuale, nella conoscenza comunemente diffusa, ha creato travisamenti sul fondamento originario e sul valore interpretativo – del significato del segno zodiacale e della costellazione zodiacale o immagine stellata in prossimità dell’eclittica.
A questo proposito dobbiamo farci alcune domande. Cosa rappresentano i dodici segni zodiacali che oggi noi interpretiamo grandemente e che ruolo svolgono le stelle che, nei loro raggruppamenti, riconosciamo nel cielo notturno in forma di animali, di figure umane? Vi è una distinzione anche per quanto concerne l’interpretazione dei segni della cintura zodiacale e delle costellazioni?
“I primi osservatori del cielo diedero ai vari gruppi di stelle quei nomi che l’immaginazione spontaneamente suggeriva loroe pertanto la gran parte delle costellazioni dovette avere, almeno all’origine, una denominazione descrittiva, la quale, sovente, era mossa dalle necessità della coltivazione. Molte immagini ebbero, in questo modo, una denominazione descrittiva, sicché possiamo dire che esse sono naturalmente date. Prova ne è che a diverse costellazioni furono attribuite descrizioni analoghe da popoli primitivi senza contatto tra loro. In seguito vennero i miti e si aggiunsero considerazioni meteorologiche fondate sull’osservazione di asterismi o di singole stelle al loro levare o tramonto. Un’uranografia in forma compiuta, ricca in nomenclatura e in descrizione, si ritrova in società sviluppate, quali la Cina e la Mesopotamia. Dalla Mesopotamia, poi, essa si diffuse in tutto il Medio Oriente e in Grecia” (Giuseppe Bezza, Le Dimore celesti, pag. 3).
“Lo zodiaco nasce come una cintura intessuta di gruppi di stelle. Nell’uranografia greca composta di 48 costellazioni, questa cintura comprende le stelle dell’Ariete, del Toro, di Orione, del Cancro, del Leone, della Vergine, del Corvo, dello Scorpione, di Ofiuco, del Sagittario, del Capricorno, dell’Acquario, dei Pesci, della Balena. Escluse le stelle di Orione, del Corvo di Ofiuco e della Balena, che sono comprese solo parzialmente nella cintura, rimangono undici asterismi. Tuttavia già in Babilonia le pinze dello Scorpione costituivano un’immagine indipendente, chiamata in accadicozibanitum, Bilancia, o meglio, i piatti della bilancia, forse perché le sue due stelle maggiori (α e β Librae) si levano quasi simultaneamente, suggerendo un’idea di equilibrio. In Grecia queste stelle formarono dapprima le chele (chelai) dello Scorpione o i piatti della bilancia (zygoi) e solo in un secondo tempo, con Ipparco, nel II secolo a.C., abbiamo la forma singolare zygos, Bilancia.
Vi sono pertanto dodici costellazioni nella cintura zodiacale,simili in numero e nome alle dodici sezioni di 30 gradi. Queste costellazioni in quanto immagini dipinte nel cielo (zodia), hanno una figura ed una dimensione stabilite ed immutabili. Parimenti fissa e inalterabile è ciascuna delle dodici parti dello zodiaco matematicamente determinato: dell’immagine dell’Ariete, la prima stella è sempre l’orientale sulle corna, l’ultima è l’estrema sulla coda, mentre, della prima parte dello zodiaco matematico l’inizio è sempre l’equinozio vernale, la fine il trentesimo grado da esso. Se quindi immaginiamo due zodiaci, l’uno stellato o siderale, l’altro matematico o tropico, dobbiamo ritenerli entrambi fissi e permanenti in quanto alle porzioni che li compongono. Trattiamo ora, per prima cosa, del secondo zodiaco. E’ questo un circolo massimo della sfera celeste che, intersecando l’equatore in due punti opposti, è da esso diviso in due parti uguali, delle quali l’una tende verso il settentrione, l’altra verso il mezzogiorno. Lungo lo zodiaco si muovono, incessantemente, in virtù del loro moto apparente, il Sole, la Luna e i cinque pianeti percebili alla vista. Il moto apparente del Sole, in particolare, avviene precisamente lungo questo circolo, senza mai deviare, ma descrivendone la linea mediana. Questa è detta eclittica poiché, quando la Luna si unisce o si oppone al Sole giacendo su questa linea, produce un’eclissi ovvero la luce di uno dei due luminari (Sole e Luna) manca e vien meno (ekleipei). Quanto alla Luna e ai pianeti, si muovono secondo loro particolari orbite che deviano dall’eclittica ora verso settentrione, ora verso meridione. Procedono dunque con moto spiraliforme ora intersecando l’eclittica, ora allontanandosene fino a certi limiti definiti e quando transitano per l’eclittica si dice che sono nel loro nodo, alla loro massima elongazione nel loro ventre, boreale o australe.
Fu pertanto concepita una fascia o cintura zodiacale, delimitata da due circoli minori paralleli all’eclittica, per comprendere le orbite di tutti i pianeti” (Le Dimore celesti, pagg. 5 e 6).
“Il circolo zodiacale è diviso in 360°, numerati a partire da quell’intersezione dell’eclittica con l’equatore che segna l’equinozio di primavera e si divide in dodici sezioni, ciascuna delle quali comprende 30 gradi. E così come il circolo zodiacale è una pura entità matematica ed astratta, allo stesso modo i dodici segni, che provengono da una sua divisione, sono entità immaginarie ed astratte. Quando il circolo zodiacale fu diviso in dodici settori uguali di 30 gradi ciascuno, il termine zodion passò a designare anche ciascuna di queste porzioni ed altresì un arco di 30 gradi di un qualsiasi circolo della sfera. Queste accezioni di zodion, che troviamo in Grecia a partire da Ipparco, furono accolte dagli autori di astronomia e di astrologia sia greci, sia latini. Pertanto, nei primi secoli avanti la nostra era, abbiamo tre diverse accezioni tecniche di zodion e di signum, cronologicamente così disposte:
a. un’immagine celeste, ovvero un gruppo di stelle che formano una costellazione;
b. una delle dodici porzioni dello zodiaco matematico;
c. un arco di 30 gradi assunto nella sfera celeste, come unità di misura.
Di fronte all’ambiguità del termine, Tolemeo nell’Almagesto, quando tratta delle ascensioni delle dodici porzioni dello zodiaco matematico, si sente in dovere di avvertire il lettore: “Noi ci serviremo dell’uso improprio di dare il nome delle immagini (zodia) alle dodicesime porzioni (dodekatèmoria) del circolo obliquo”. Qui Tolemeo non vuole dire che accoglie il nome di zodion a indicare ciascuna dodicesima porzione (dodekatèmorion) dello zodiaco matematicamente definito, ma che cede alla consuetudine ormai comune di denominare i dodecatemori dello zodiaco secondo i nomi delle immagini celesti, ovvero di nominare Ariete il primo, Toro il secondo, Gemelli il terzo e così via. La polivalenza semantica del termine greco zodion e del latino signum si è mantenuta lungo tutto l’arco della letteratura astrologica e permane ancora oggi. Essa ha dato occasione ad errori gravi, contro i quali si scagliava ancora, sul finire del XVI secolo, Valentino Nabod nelle sue Istituzioni astronomiche. Nel prosieguo dell’esposizione, per semplicità, intenderemo con il termine segno il dodecatemorio dello zodiaco matematicamente definito, con immagine o costellazione il segno composto di stelle.” (G. Bezza, Le Dimore celesti, pagg. 7-8).
Principali distinzioni
Le costellazioni, sono figure di varia forma costituite da raggruppamenti di stelle che hanno ognuna delle caratteristiche e indicano una qualità, desunte dal loro colore, dalla loro facilità o difficoltà di visione ad occhio nudo (o comunque con strumenti rudimentali rispetto a quelli odierni), e così via. Le dodici costellazioni nella cintura zodiacale, poste in vicinanza dell’eclittica, – lo zodiaco stellato o siderale – abbiamo visto che sono simili in numero e in nome alle dodici sezioni di 30 gradi dello zodiaco matematico o tropico. L’originaria coincidenza della costellazione, quindi delle stelle dell’immagine dell’Ariete, in prossimità dell’equinozio di primavera, con i 30° della prima delle dodici porzioni dello zodiaco matematico o tropico (che altro non è che la suddivisione dei dodici mesi dell’anno solare) non è più presente. Pertanto, si osserva l’azione e la qualità di quelle medesime stelle a seconda della loro posizione attuale, che, per lo slittamento generato dal fenomeno della precessione degli equinozi, risulta spostata di quasi un segno. Questo significa che per buona parte del segno zodiacale (dodecatemorio) dell’Ariete, in questa porzione della cintura zodiacale, vi sono attualmente le stelle della costellazione dei Pesci, analogamente il segno zodiacale del Toro contiene buona parte delle stelle della costellazione dell’Ariete e così via per tutti gli altri segni zodiacali.
Vi sono vari modi per distinguere fra loro le costellazioni in base alle loro caratteristiche. Tolemeo propone una distinzione in due grandi gruppi delle costellazioni zodiacali:
A) I terrestri, che sono l’Ariete, il Toro, i Gemelli, il Leone, la Vergine, lo Scorpione, il Sagittario e la prima parte del Capricorno. I terrestri a loro volta si dividono in:
- antropomorfi: Gemelli, Vergine, prima parte del Sagittario e Acquario;
- quadrupedi: Ariete, Toro, Leone, seconda parte del Sagittario, prima parte del Capricorno. I quadrupedi si suddividono in ferini: Leone, seconda parte del Sagittario; domestici: Ariete, Toro e prima parte del Capricorno
- rettili: Scorpione.
B) Gli acquatici:
- acquatili: Cancro e Pesci in quanto sono interamente nell’acqua;
- parzialmente acquatici: la seconda parte del Capricorno a causa della coda, l’Acquario per la zona della cascata dell’acqua che si versa nel fiume Eridano;
- fluviali: l’Acquario ed i Pesci;
- marini: il Cancro ed il Capricorno.
Negli scritti spesso i giudizi non chiariscono se ci si sta riferendo alla costellazione zodiacale od al segno immateriale dello zodiaco. In questo caso i giudizi si fondono e descrivono entrambi.
Per costellazioni terrestri Tolemeo non si riferisce ai segni zodiacali di terra, i “beodes”, ma agli “ifersaia”, coloro che si muovono sulla terra. Più in generale, le costellazioni sono rappresentazioni degli “umani”, che si muovono sulla terra oppure no, degli “alati”, che sulla terra non si muovono, degli “acquatici” (i pesci). Dei terrestri, parte sono umani e parte no. Tutti quelli che si muovono sulla terra, che non sono umani, sono il Leone, l’Ariete, il Capricorno, lo Scorpione. Per il Sagittario la prima parte è umana e significa qualcosa che avviene agli uomini, la seconda, la parte delle stelle che descrivono la bestia, il centauro,è terrestre e significa qualcosa che avviene agli animali. I Pesci sono acquatici, l’Acquario è umano, la Bilancia corrisponde alle sue origini alle stelle che costituivano le chele dello Scorpione.
Quando parliamo di “immagini terrestri” più comunemente intendiamo le costellazioni terrestri ad esclusione degli umani. Le immagini terrestri quadrupedi, Leone, Ariete, Toro, indicano qualcosa che si verifica negli animali corrispondenti: bovini, ovini, suini e così via.
Sempre tra le terrestri vi sono le costellazioni a forma di animali striscianti, serpenti e simili; le costellazioni ferine degli animali selvaggi nocivi al genere umano, come ad esempio il Leone ed il Lupo. Inoltre, “le costellazioni di animali domestici, in quelli utili e mansueti che giovano alla fertilità della terra, secondo le forme di ciascuna, quali cavalli o buoi o pecore e simili” (Tolemeo, Quadripartito).
Tra le terrestri quelle settentrionali venivano collegate soprattutto a fenomeni quali i terremoti repentini, le meridionali venivano collegate alle inondazioni, “gli scrosci d’acqua inopinati”.
Tra le costellazioni alate, abbiamo la Vergine, in quanto figura umana fornita di ali, il Cigno, l’Aquila, il Sagittario, che sovente viene descritto con il manto che svolazza e che nell’iconografia babilonese viene rappresentato con le ali, e simili. Esse “producono eventi che riguardano gli esseri alati, soprattutto quelli che son cibo per gli uomini, in quelle natanti, tra gli animali acquatici e i pesci. Delle costellazioni che son del mare, quali il Cancro, il Capricorno e il Delfino, tra gli animali del mare, ed inoltre, riguardo la navigazione, in quelle fluviali, quali l’Acquario e i Pesci, ai fiumi e alle fonti, ma riguardo ad entrambi i generi, nella costellazione di Argo” (Tolemeo, Quadripartito).
La rappresentazione indiana del Capricorno è un coccodrillo che esce dal mare e che ha zampe e coda che non sono del coccodrillo. La raffigurazione tradizionale greca è quella di un capro che nella sua parte finale ha una grande coda squamosa di pesce. La costellazione dei Pesci è costituita dalle stelle dei due pesci e da un gruppo di piccole stelle “il filo dei pesci” che rappresenta un fiume. Allo stesso modo, l’Acquario è fluviale perché, le stelle della “cascata d’acqua” si rovesciano come acqua e vanno nel fiume.
Sempre Tolemeo, riferendosi più specificatamente ai segni zodiacali, dice che le stelle: “se si trovano in segni tropici (segni cardinali) od equinoziali (Ariete e Bilancia), indicano di norma i significati meteorologici che riguardano il clima e le stagioni ad essa corrispondenti. Nondimeno indicano, propriamente, quanto cresce sulla terra. E se sono presso l’equinozio primaverile riguardano la germinazione degli alberi da frutta, quali la vite, il fico e quanto giunge a maturazione in quel tempo. Presso il solstizio estivo la raccolta e l’immagazzinamento delle messi, ma in Egitto concerne in particolare la crescita del Nilo. Presso l’equinozio autunnale riguardano la semina, il foraggio e simili. Presso il solstizio invernale gli ortaggi e le specie di uccelli o pesci che abbondano in quel tempo. Inoltre, i segni equinoziali appaiono quale sintomo riguardo ai riti sacri e al culto degli dei; i tropici al mutamento del clima e al cambiamento delle consuetudini politiche; i solidi (segni fissi) alle fondamenta e alle costruzioni; i bi corporei (segni mutevoli) agli uomini e ai re”.
I segni equinoziali (Ariete e Bilancia) sono la sede dell’esaltazione del Sole e di Saturno, sono connessi al sacro ed al culto degli dei. I segni solstiziali (Cancro e Capricorno) sono la sede dell’esaltazione di Giove e di Marte, sono connessi alle consuetudini sociali, alle leggi e alla vita pubblica.
Ai fini della interpretazione delle eclissi e la previsione di eventi di carattere generale, quali le variazioni del tempo, i terremoti, le inondazioni, nella letteratura (Angelicus, Laurentianus) si elencano alcune stelle: le Pleiadi, Aldebaran e le Iadi, le stelle delle parti boreali dei Gemelli, Apollo ed Eracle (denominate anche Castore, il molto brillante, e Polluce, il bianco splendente), del Cancro la Greppia e gli Asini, dello Scorpione la zona del pungiglione (M7),la nebulosa e Antares, dell’Acquario le stelle della cascata d’acqua (ψ 1-2-3 Aquarii).
Tra le costellazioni rivestivano un ruolo importante anche le “nebulose” o “nebule”, che solo in parte corrispondono alle stelle che nei tempi attuali sono definite astronomicamente nebulose. Le nebule sono caratterizzate da una difficoltà di risoluzione visiva. Da questo nell’antichità si traeva la conseguenza che così come la stella ha un velo che la copre e che non consente una visione limpida della stessa, in egual misura offusca e toglie limpidità alla qualità delle caratteristiche insite. Secondo questa concezione alcune stelle nebulose e tutta la via lattea, laddove interessavano il significatore del corpo fisico, venivano ritenute nocive e significatrici di un danneggiamento alla vista.
A questo scopo si osservava, al momento della nascita, l’eventuale unione alla Luna di alcune stelle quali la Greppia – la nebulosa del Granchio -, le Pleiadi – le stelle del Toro -, la freccia del Sagittario, il pungiglione dello Scorpione, le parti del Leone presso la chioma di Berenice, l’Urna dell’Acquario. La via lattea, in senso generale, si riteneva che sul grado dell’ascendente, potesse indicare un “turbamento” dell’animo dell’individuo e concorrere alle condizioni che si osservavano per i disturbi della vista. Tra le parti del cielo in cui la via lattea interseca l’eclittica vi sono i gradi da 22° Gemelli a 4° del Cancro; da 15° a 22° del Sagittario; da 5° a 8° del Capricorno.
Connesse invece ai disturbi cardiaci venivano considerate le stelle insigni, le stelle brillanti denominate cuore della costellazione. In particolare, tra le maggiori abbiamo il cuore della costellazione del Toro, la stella Aldebaran (l’occhio del Toro); della costellazione del Leone, la stella Regolo (il cuore del Leone);della costellazione dello Scorpione, la stella Antares (il cuore dello Scorpione).
In più opere vengono menzionate le stelle azemena ritenute pericolose per la salute fisica: il gruppo delle Pleiadi e Aldebaran, la Greppia (Praesepe) e gli Asini (Aselli), Denebola (cauda Leonis), la chioma di Berenice (Comae Berenicis),le stelle della fronte dello Scorpione (β, δ, κ), delle zampe (ν Scorpij) e del pungiglione (M7), la freccia del Sagittario (nebula M8), l’occhio del Sagittario (ν1, ν2Sagittarij), la coda del Capricorno (spina Capricorni: ε – κ), l’Urna dell’Acquario(ψ 1-2-3 Aquarii: lo scroscio d’acqua).