Marte ha fatto il suo ingresso nel segno della quotidianità
e del lavoro.....
Il giorno 5 settembre il pianeta Marte ha fatto il suo
ingresso nel segno della Vergine e vi rimarrà fino al 22 ottobre.
Il pianeta della guerra nel segno del lavoro si raffredda e
diventa tecnico, non dimentichiamo che il Segno della Vergine è un segno
critico e dell'analisi e questo porterà un periodo costruttivo nel lavoro.
I segni che godranno di questa carica di energia saranno
Toro, Vergine, Capricorno,
La definizione più semplice
che possiamo dare del pianeta Marte può essere: “il guerriero che combatte per
i principi del Sole” e questo perché Marte è il pianeta psicologicamente più
vicino al Sole; infatti, dei tre pianeti personali è quello che si mantiene in
più stretto contatto di collaborazione perché ha il compito di rendere
operativa l’energia del Sole attraverso azioni finalizzate alla conquista e
alla difesa personale. Il Sole ha un gran bisogno di intendersi con questo
principio perché è l’unico che può mettere a frutto i progetti con azioni
dirette ed efficaci; è proprio Marte che conquisterà ciò che il Sole ha in
testa ed è in questo modo il nostro Io cresce, si muove nell’ambiente ed
acquisisce il concetto di forza e di capacità di penetrare nel mondo.
Dopo la fase di
discriminazione – legata al pianeta Mercurio – e quella di desiderio e di
scelta – legata all’archetipo di Venere – Marte diventa l’elemento che può
procedere alla conquista di ciò che prima era solo un pensiero; è Marte che
mette il Sole in condizione di trasformare le intenzioni in azioni ed è sempre
Marte che fa da anello di congiunzione tra gli intenti del Sé (rappresentati da
Plutone) e le intenzioni dell’Io conscio.
Per questo i tre pianeti
dell’energia maschile in un tema natale rappresentano la grande forza che si
attiva dal nostro potenziale creativo interno (Plutone), trova una meta e uno
scopo attraverso l’Io (Sole) e diventa azione cosciente e causativa attraverso
Marte, che rende concreti ed evidenti le intenzioni dei primi due pianeti.
Marte è il pianeta che darà il
senso di “forza personale”; non vi è modo per un bambino di arrivare a provare
forza e potere personale se non ha la possibilità di passare dal desiderio e
un’intenzione psichici ad un’azione finalizzata e concretizzabile nel mondo.
Il campo della nostra vita
dove troviamo Marte è quello in cui sperimentiamo la potenza e la forza e per
questo è un punto estremamente importante del nostro tema natale: è lì che
combatteremo le nostre battaglie più grandi per comprendere e portare a termine
il progetto solare; è l’area dove ci saranno conflitti, sfide, battaglie tese
all’affermazione e all’autonomia; lì avverranno tutti quei processi che sono
legati alle varie fasi di separazione che dobbiamo affrontare per portare a
termine in maniera concreta ed efficace quello che il Sé ha in serbo per noi e
che l’Io deve cogliere affinché il tutto diventi parte del nostro progetto
conscio.
Marte si trova domiciliato
nelle tre case dove siamo chiamati ad operare un taglio dal collettivo per
andare verso un’individualità ed un’autonomia: in prima casa si fa carico del
taglio del cordone ombelicale che permette la vita fisica in modo indipendente;
in ottava casa il taglio è psicologico e permette l’uscita dalla simbiosi materna
grazie alla prima strutturazione di un Io che rappresenta la nostra nascita
psicologica; in decima casa saremo chiamati a tagliare con il nutrimento e il
senso di protezione ed avvolgimento della famiglia, ma anche con i valori
ricevuti se questi ci rendono incapaci di assumerci la responsabilità della
nostra vita.
Per questo, soprattutto le
combinazioni Sole-Marte e Marte-Plutone sono sempre estremamente delicate,
perché se noi abbiamo un Sole poco sviluppato, simboleggiante un Io che fatica
ad orientarsi nel mondo interno ed esterno oppure abbiamo un Io che non è a
contatto con l’essenza interna del Sé anche Marte avrà le sue difficoltà,
perché non riceverà né l’ispirazione né la luce del Luminare, né la capacità di
cogliere le vere intenzioni che giungono dal profondo. Questo significa che non
ci saranno azioni vere ed intenzionali guidate da un Io che ha un ideale che
deve illuminare tutti gli altri componenti.
Marte è sostanzialmente il
vassallo del Sole, il “campione” (Lancillotto), che deve difendere i principi
personali, ma al tempo stesso anche quello che il Sole (Re) desidera – è il
campione che si batte perché il suo Re riesca ad affermare e conquistare ciò in
cui crede e i principi da cui è ispirato; però se è leso è come se ci fosse
un’impossibilità di comunicazione con questo Re, per cui Marte non sa
esattamente quali siano i suoi valori e principi e non riuscirà ad individuare
quale strada deve intraprendere. Se Marte è molto stressato nel tema natale,
con molte probabilità non ha direzione, combatte alla cieca perché non è
ispirato dal suo Re-Sole-Io e non sa dove dirigere l’energia, né individuerà
facilmente gli scopi per cui combatte. Il risultato sarà sempre quello di una
grande frustrazione dovuta ad obiettivi che non si riescono a centrare perché
non sono chiari, non sono illuminati dal Sole, e l’individuo avrà sempre la
sensazione di disperdere tante energie senza che vi siano risultati
accettabili.
Se il Sole non riesce a dare
le sue direttive a Marte, possiamo avere anche buone capacità di lotta e di
conquista nonché di difesa, ma non sapremo orientarci e dirigere in modo chiaro
la nostra forza. Se abbiamo Marte bloccato da aspetti dinamici, significa che
per qualche motivo la nostra energia e la nostra forza non riescono ad uscire in
maniera chiara e diretta, per cui a volte non riusciremo a contattarla per
niente, e rimarrà bloccata all’interno facendoci vivere un senso di
frustrazione e di impotenza, oppure avremo la sensazione di combattere a vuoto
o di impiegare troppa energia laddove non sarebbe necessario; entrambe le
condizioni non ci permetteranno di sviluppare un senso di forza personale.
Di tutti i pianeti, Marte è il
più complesso in assoluto, anche perché ha un rapporto diretto con il corpo e
lavora attraverso il sistema emotivo, o meglio è il miglior conduttore delle
emozioni perché rappresenta il sangue, che – da un punto di vista psicosomatico
– è appunto l’equivalente delle emozioni tant’è che il verbo “emozionare”
significa letteralmente “agire sul sangue” e tutto quello che si muove dal
sistema limbico viene direttamente convogliato dal sangue.
Oggi che conosciamo in modo
chiaro il funzionamento dei “neuro peptidi” possiamo comprendere molto meglio
di un tempo questo sofisticato meccanismo di relazione tra i contenuti emessi
sotto forma di sostanze chimiche dal sistema limbico e il loro trasferirsi
attraverso il sangue in tutto il nostro corpo. I neuro peptidi, che vengono
considerati dalla loro scopritrice Candace Pert delle vere e proprie “molecole
di emozioni”, sono sostanze chimiche che il nostro cervello secerne a seconda
del tipo di umore che stiamo sperimentando; queste sostanze sono in grado di
modificare sensibilmente l’umore, ma anche i sistemi biologici tra cui il
sistema immunitario.
A tutt’oggi conosciamo decine
di neuro peptidi relativi al controllo e all’espressione delle emozioni, il che
significa che a seconda di come reagiamo a certi avvenimenti il nostro cervello
secerne sostanze in linea con il nostro stato d’animo e la cosa più
sorprendente è che questi “farmaci” vengono pompati dal cervello direttamente
nel sangue in cui fluttuano e navigano andando a cercare e poi a aderire alla
superficie di tutte le cellule corporee in cui si sono posizionati specifici
recettori predisposti ad accogliere il neuro peptide giusto, esattamente come
una chiave che entra solo nella sua serratura. In questo modo le nostre cellule
si modulano chimicamente sulla base delle nostre emozioni esattamente come
un’idea collettiva dà origine ad una serie di reazioni che influenzeranno buona
parte degli individui di una società.
Questo meccanismo viene
considerato un vero e proprio sistema informativo che viaggia attraverso il sangue
e che mette in comunicazione non solo i grandi sistemi presenti nel nostro
corpo, ma soprattutto mette il sistema psiche-soma.
Possiamo dire un’altra cosa
molto interessante di Marte che riguarda il suo sistema energetico, considerato
“attivo” mentre in realtà è molto re-attivo (almeno nella prima parte della
vita).
Non è un caso che uno dei miti
greci più accreditati voleva Marte figlio di Era ma non di Zeus, quindi figlio
di sola madre. Ares nel mito greco nasce per partenogenesi di Era, senza intervento
maschile, e questo, da un punto di vista psicologico e simbolico, sembra
ricordarci che Marte, pur essendo un principio di affermazione atto a spingere
l’identità maschile nel mondo, ha un’energia che possiamo definire “femminile”,
nel senso che “viene agito” dall’inconscio e necessita di lungo tempo prima che
impari ad “agire” secondo la volontà dell’Io. La sua modalità energetica è
reattiva, il che significa che ci vuole molto tempo prima di portare Marte ad
essere attivo.
Questa è una definizione che
spesso fa rizzare i capelli alla modalità classica di intendere Marte, perché
ovunque si legge che Marte è il pianeta più attivo, più diretto: in realtà
Marte non è mai diretto ma è impulsivo, il che significa che segue i dettami
dell’impulso (inconscio) al di fuori della volontà e della legge dell’Io e
deve, nel tempo, arrivare ad essere attivo (seguire quindi i dettami della
coscienza) cosa che si potrà ottenere solo dopo la fase Scorpione (a questo
proposito è interessante il viaggio che descrive Alice Bailey nelle 12 fatiche
di Ercole come stadi attraverso cui Marte deve passare per evolversi e mettersi
al servizio dell’Io).
Quando supera la fase
Scorpione/casa ottava, Marte può essere agito direttamente e non più re-agito,
nel senso che non risponde più in modo compulsivo a Plutone come nella prima
parte dello Zodiaco, ma lo stimolo passa attraverso la coscienza e può
cominciare ad essere trattenuto e controllato – prima fase per giungere poi a
padroneggiare i nostri istinti e le nostre pulsioni – e questo grazie
all’intervento di Mercurio (esaltato in Scorpione).
Da quella fase in poi il Sole
dovrebbe essere in grado di conoscere e di gestire molto bene ciò che si muove
all’interno e Marte, di conseguenza, dovrebbe prepararsi ad affrontare la propria
esaltazione in casa decima (Capricorno), fase in cui la combinazione con
Saturno ed Urano fa di questa energia una vera e propria forza interiore in
grado di lavorare per un progetto ed una meta che sia individuata dall’Io.
Il cammino delle dodici case è
simbolicamente un viaggio personale con tutti gli stadi di crescita; lo stadio
in cui dobbiamo imparare a gestire bene sia le emozioni che l’istinto è quello
di casa ottava, dove tutto quello che arriva dalle zone inconsce, primitive e
fuori controllo di Plutone, viene portato alla coscienza da quel fantastico
messaggero e traghettatore che è Mercurio; di conseguenza fra la spinta di
Plutone e la reazione di Marte comincia ad esserci uno spazio di “riflessione”
che consente all’Io di trattenere e discriminare prima di agire. Prima di
questa combinazione è molto difficile per Marte “agire” veramente. In effetti
anche la terminologia che usiamo quando parliamo di Marte è indicativa: noi
diciamo: “abbiamo reagito a…”; “siamo stati provocati da…”, e questo vuol dire
che non siamo NOI – intendo “noi” con la nostra volontà cosciente – perché se
siamo stati provocati vuol dire che non abbiamo la padronanza di quello che ci
succede dentro; vuol dire che qualcun altro dall’esterno riesce ad attivare ciò
che dovremmo essere in grado di attivare soltanto noi stessi
Indubbiamente la rabbia è
l’emozione marziana in assoluto più complessa, ma ve ne sono anche altre che
creano imbarazzo perché sono difficili da padroneggiare: pensiamo alla passione
o alla gelosia che richiedono un’interconnessione tra Marte e Venere. Noi
abbiamo molta più facilità a padroneggiare altre emozioni, mentre quelle
marziane sembrano sfidarci più prepotentemente dall’interno pretendendo
reazioni assolutamente istintive.
Marte è un pianeta che occupa
appunto alcuni dei simboli considerati tabù nella nostra società: affermazione,
sesso, difesa, rabbia… la stessa aggressività sembra essere un tema di
difficile gestione poiché vi è un’aggressività normale e come tale sana ed
utile, rivolta alla difesa personale, ma vi è anche un’aggressività pericolosa
che tende invece alla sopraffazione degli altri.
E’ chiaro che noi tutti siamo
portatori di aggressività poiché abbiamo bisogno di salvaguardare la nostra
vita e, indubbiamente, Marte – unitamente a Plutone – è il pianeta più
predisposto alla nostra difesa personale e a tutto ciò che concerne la
sopravvivenza ed è per questo che è legato a doppio filo al grande regno
dell’istinto, perché nella prima parte della nostra vita noi sopravviviamo
proprio grazie al nostro istinto che ci accompagna fino a quando non siamo in
condizione di provvedere da soli ai nostri bisogni. Marte si è collaudato in
migliaia di anni di storia: dallo stadio animale in poi, fino ad arrivare ad
oggi, è stato responsabile della nostra salvezza ed ha aiutato Plutone nella
salvaguardia della nostra specie. E’ chiaro che tutta la prima parte della
nostra vita è caratterizzata da una parte istintiva predominante e addirittura
prepotente, ed è proprio quella che tende a salvaguardarci in qualsiasi tipo di
condizione; se un bambino viene abbandonato sarà proprio il suo istinto
aggressivo, la sua rabbia, il suo pianto, il suo urlare che potrà salvargli la
vita… siamo dunque strutturati in modo da invitare gli altri ad occuparci di
noi.
Nella seconda parte della vita
– simbolicamente da quando cominciamo ad agire la nostra volontà personale e la
nostra capacità di scelta – la funzione di Marte si modifica sensibilmente. La
stessa struttura dello Zodiaco suggerisce questo cambiamento poiché mentre
nella prima parte, dalla casa prima alla casa sesta, noi abbiamo come primo
pianeta Marte e come secondo pianeta Venere, seguiti da Mercurio, nella zona
sopra l’orizzonte noi abbiamo esattamente il contrario, prima Venere poi
Mercurio e infine Marte, il che vuol dire che potenzialmente, o simbolicamente,
abbiamo una predisposizione a questo grande cambiamento, come se la corteccia
cerebrale ad un certo punto della nostra storia potesse padroneggiare la parte
istintiva e decidere, dopo aver scelto, quale strategia mettere in atto,
impedendo all’istinto di “re-agire” in modo automatico.
Un’altra importante funzione
di Marte è quella di essere responsabile di buona parte della nostra salute
fisica e psichica e questo lo fa cominciando a collaborare con il nostro
obiettivo finale mettendosi definitivamente al servizio del Sole. Infatti,
nella prima parte della vita, pur collaborando con il nostro Sole, Marte
mantiene una sua prepotente indipendenza per cui, nelle situazioni di grande
complessità, quelle in cui noi potremmo essere a rischio, Marte agisce secondo
schemi istintivi rapidi, efficaci ed infallibili, tesi a difendere l’intero
sistema; mentre nella seconda parte della vita Marte rientra nei ranghi, smette
di essere un “soldato di ventura” e comincia a seguire i dettami dell’Io e le
modalità che quest’ultimo sceglie di usare.
Ed è così che lo Zodiaco ci
informa che ad un certo punto della nostra vita sviluppiamo la potenzialità di
dirigere la nostra aggressività, di canalizzare la nostra rabbia, di usarla
quando ci serve e non a sproposito, abbiamo la capacità di agire e non di
reagire, di non essere provocati ma di provocare – e per “provocare” si intende
la potenzialità di far accadere le cose, perché se non siamo in grado di far
accadere non potremo mai sentirci forti e potenti. Marte ci dà modo di capire
se abbiamo o non abbiamo una forza personale, ma se la sua energia non è
coordinata dalla coscienza dell’Io, non riusciremo a contenere la parte
istintiva e questo diverrà pian piano una frustrazione perché non ci dà modo di
essere sicuri di possedere la forza che di padroneggiare ciò che accade nella
nostra vita. Questo significa che non siamo in una fase di azione: per azione
si intende infatti qualche cosa di cosciente, mentre quando veniamo agiti da
impulsi che vanno dove vogliono loro non siamo nella condizione di poter agire.
Saremo in condizione di poter
agire quando sceglieremo il comportamento più adatto per arrivare a realizzare
ciò che vogliamo.
Indubbiamente Marte ha delle
qualità che non sono facili da maneggiare. Un tempo Marte e Saturno erano
considerati i due malefici, e anche Marte era considerato “nefasto”. Questa è
indubbiamente una visione che non ha niente a che vedere con quella
psicologica. A livello psicologico non c’è niente di cattivo, significa che
quello che abbiamo dentro c’è, esiste e se c’è ha una ragione di essere e se
noi troviamo una eccessiva aggressività, un Marte agito in maniera violenta
(quando cioè Marte funziona in maniera autonoma) allora significa che a monte
qualcosa non è andato per il verso giusto, perché gli esseri umani sono tutti
dotati di una capacità di difendersi, ma non è vero che questa debba
automaticamente sconfinare in una capacità di offendere.
Quand’è che abbiamo forza?
Quando abbiamo la certezza che di fronte a qualsiasi situazione sappiamo agire
bene, con proprietà e con il mezzo e l’efficacia giusta; certo non può essere
definita forza imbracciare un bazooka per uccidere una formica… quando si usa
troppa forza vuol dire che non c’è padronanza, non c’è coordinazione, e questo
rende insicuri. Marte è la forza, ma deve essere dosata rispetto a ciò che si
ha di fronte. Se si reagisce con troppa enfasi vuol dire che non si è forti ma
si ha paura! Vuol dire che una pseudo-forza sta coprendo una paura immensa di
non potercela fare.
Forza e paura sono due cose
strettamente connesse che si istaurano nell’infanzia attraverso un meccanismo
primitivo e semplice, ma molto conflittuale: doversi difendere per sopravvivere
ma allo stesso tempo doversi affermare per non sentirsi impotenti, voler avere
quello di cui si ha bisogno, sapendo che – essendo dipendenti da altri – non li
si può sfidare più di tanto, perché altrimenti si rischierebbe di perdere
tutto.
Gli studi di Lorenz
sull’aggressività portano alla conclusione che l’aggressività nella normalità
non è diretta alla distruzione degli altri, ma è diretta alla difesa personale.
Quando questa passa dalla difesa personale alla distruzione o alla
sopraffazione altrui, allora si è entrati in un altro campo, quello in cui ci
sono bisogni di rivendicazione, bisogni di potere per cui siamo già nel campo
di Plutone…
Agli essere umani fa piacere
provocare qualcosa. Se pensiamo di non provocare nulla da nessuna parte,
cresciamo in un modo stentato, abbiamo la sensazione di non essere forti. E’
importantissimo per un individuo sentirsi capace di produrre, di far accadere
qualcosa nel mondo. Se il nostro raggio di azione viene costantemente limitato
dall’esterno, ci sentiamo frenati nella nostra vitalità e a volte possiamo
anche cadere in depressione. Noi siamo portati istintivamente ad allargare i
nostri confini e a rifiutarli se invece ci vengono imposti dall’esterno. Se
questo possiamo farlo con un proposito determinato e non ostile, allora
parleremo di affermazione, se invece dobbiamo farlo con un’aggressione, allora
parliamo di sopraffazione.
E’ importante capire che la
prima importantissima funzione di Marte ha a che fare con la definizione dei
confini personali. La seconda funzione è la difesa dei nostri confini, che
spesso passa attraverso la rinuncia alla dipendenza o alla protezione. Questa
difesa è anche molto gestuale; basta osservare quando si è aggrediti a come si
tende ad allungare le mani. Questo simboleggia, nel linguaggio del corpo,
spingere in lontananza l’altro, che da un lato è una difesa, ma è anche una
ridefinizione di confini nuovi. Quando spostiamo un limite si creano nuovi
conflitti, proprio perché spostando i nostri confini dobbiamo rinegoziarli con
qualcun altro: è chiaro che tendiamo a volerli spostare un po’ più avanti, e di
conseguenza urtiamo contro il confine di quello che sta dall’altra parte.
Questo è un momento in cui bisogna di nuovo delimitare. La reciproca
delimitazione di sé rappresenta un processo dinamico tra le persone: se c’è molta
flessibilità questo funziona bene, senza moltissimi traumi, se invece non c’è
flessibilità… si arriva al conflitto.
Nelle famiglie in cui c’è un
adolescente, il problema più grande riguarda proprio i confini, perché
l’adolescente comincia a smontare uno per uno quelli posti dai genitori:
dall’abbigliamento, agli orari, a come si mangia, tutto viene messo in
discussione. C’è un confine al giorno da rimuovere. Questo sbaraglia tutto
l’assetto familiare, che magari è andato avanti per dieci anni in modo rigido e
senza grandi traumi; all’improvviso c’è un trauma al giorno. Questa è una fase
dove spesso entra tutto in crisi, e se c’è poca elasticità la famiglia salta e
tutto verrà rimesso in discussione. Se invece c’è elasticità, si fanno
discussioni e mediazioni ma si riesce a “tenere”.
Ci accorgiamo di quanto questo
tema sia importante solo quando qualcuno viola i nostri confini, mentre è più
difficile accorgerci quando violiamo i confini altrui; quando questo accade
sono gli altri a segnalarcelo. Ci sono però parecchie violazioni quotidiane,
persone che si avvicinano troppo, che invadono e fanno irruzione nei confini
altrui; ci sono confini nelle parole, nei pensieri, nei nostri segreti, ogni
area della vita ha dei confini e Marte governa su tutti ed ha il compito di
difenderli.
Diventiamo furiosi e
distruttivi quando dobbiamo realmente abbattere dei confini ed abbiamo molta
paura; quanto più abbiamo paura tanto più esprimiamo rabbia ed aggressività
come uniche forme per tenere a bada gli altri. Urlando forte cerchiamo di fare
in modo che gli altri rimangano a casa loro. Un nuovo il senso di fiducia
ritornerà quando avremo stabilito un nuovo confine.
Chi crede in sé e sa di poter
provocare qualcosa sa anche dove sono i suoi confini, e in realtà non ha
bisogno di distruggere nulla. Se invece ha paura di non provocare nulla diventa
furioso, oppure mette dei confini rigidissimi, che sono la corazza protettiva
visibile. La corazza è indubbiamente un confine ben difeso, ma è anche
un’impossibilità di spostarlo, perché imprigiona dentro ad un limite e non
permette di allargarlo.
I confini hanno quindi un
ruolo molto importante nell’educazione dei bambini, e per porli ci deve essere
una dinamica costante tra la resistenza e l’attacco.
La rabbia
Parlando di Marte bisogna
affrontare anche la tematica della rabbia, dei suoi significati e del ruolo che
essa ha nella nostra sopravvivenza.
Marte è sicuramente
quell’istanza che permette la difesa, che viene attuata all’esterno attraverso
due sistemi. La difesa fisica viene innescata dal dolore e dalla paura, che
sono le due emozioni che fanno scattare il bisogno di difenderci. Il dolore
fisico serve a farci capire che qualcosa sta aggredendo il nostro corpo; da un
punto di vista psichico il dolore è estremamente legato al meccanismo
dell’ansia. Dolore fisico e dolore psichico, al loro apparire, fanno scattare
la rabbia e lo fanno per difenderci. Significa che per imparare a conoscerci
bene, siccome Marte è in assoluto il pianeta più vicino al Sole-Io, quello che
ha lo scopo di difenderne l’integrità, dobbiamo imparare a seguire la nostra
rabbia; anziché odiarla come la peste, dobbiamo imparare a riconoscerla, ad
accettarla per poi riuscire a decodificare che cosa è e che cosa vuole
sottoporre alla nostra attenzione e, infine, giungere a trasformarla.
Non esiste altra strada,
poiché l’unico processo di trasformazione della rabbia deve prima passare
attraverso la sua accettazione, non c’è altra possibilità. Occorre poterle dare
voce, e ci saranno fasi nella vostra vita in cui la rabbia dovrà uscire:
qualunque situazione psicologica si voglia trasformare, prima dovremo
affrontare la rabbia che si stipa tra noi e la situazione psicologica in
questione.
La rabbia però è anche
l’emozione che viaggia più vicino al nostro vero essere. Il Sole è il nostro
cuore, e ciò che sta più vicino al nostro cuore è Marte, che difende la nostra
identità – il nostro cuore – usando la rabbia come mezzo per comunicarci cosa
c’è che non va. Vuol dire che ogni volta che sentiamo la rabbia siamo molto vicini
a noi stessi e questa emozione sta difendendo qualche cosa che è nostro,
profondamente ed intimamente nostro. Se il meccanismo funziona bene noi
sentiamo la nostra rabbia e sappiamo che è scattata per qualche motivo,
sentiamo frustrazione, dolore, perché ci hanno pestato i piedi, ci hanno dato
un calcio, ci hanno feriti… oppure, ci hanno dato un calcio psichico, o hanno
pestato i nostri diritti, la nostra integrità, o hanno bloccato ed impedito di
agire la nostra volontà: lì ci arrabbiamo tantissimo. Ci arrabbiamo anche
quando qualcuno preme contro la nostra volontà, quando ci impedisce di dire o
fare quello che vogliamo, costringendoci a trattenere o a modificare
all’esterno le nostre intenzioni interne.
Marte è la volontà personale e
come tale è in stretta relazione con quello che noi vogliamo, è il nostro
volere. Qui dobbiamo fare una distinzione, perché spesso il volere è confuso in
maniera prepotente con il dovere: nei processi educativi ci hanno volutamente
confuso il significato delle due parole, mentre il nostro volere è esattamente
quello che vogliamo fare, ed è mosso sicuramente da un desiderio, da una
pulsione, da una spinta interna che richiede gratificazione. Nella prima parte
della vita ci sono grandi pulsioni e il bambino cerca di andare immediatamente
verso il soddisfacimento di qualche cosa che vuole, che desidera. Il dovere è
invece qualcosa che riguarda il pianeta Saturno ed ha a che fare con i nostri
compiti, con ciò che la psicologia riconosce nel Super-Io.
Man mano che cresciamo abbiamo
bisogno di maggior autonomia, maggior libertà di azione, maggiore
intraprendenza e vogliamo avere uno spazio più grande dentro il quale muoverci
e affermarci: Marte è il pianeta che ci spinge ad andare avanti, a conquistare
più spazi per l’Io e in questo senso può collaborare con Saturno sul piano
dello stabilire ogni volta quale è il nuovo “limite personale”. Marte, che
culmina in decima casa con Saturno, ha a che fare con l’autonomia, con la forza
morale interna che ci permette di stare in piedi con le nostre gambe; ma ha
anche a che fare con la difesa della nostra identità, della nostra integrità e,
per far questo, deve conoscere lo spazio entro cui può muoversi ed agire.
Questo vuol dire che il nostro
territorio, fisico o psichico, ha un limite “personale” che deve essere difeso
da ogni intrusione esterna. Quand’è che si sprigiona la nostra rabbia? Quando
ci sentiamo limitati, confinati dentro uno spazio angusto che ci priva di
nostri bisogni profondi, allora sentiamo la necessità di conquistare più indipendenza
e più libertà, allargando il nostro territorio, difendendolo quando è
necessario e quando non viene rispettata la nostra volontà.
Il limite può condurre a
riconoscere la regola, senza questo non è possibile. Nei processi educativi i
limiti devono essere chiari; ed è così che il bambino impara che c’è uno spazio
personale ed uno che appartiene ad altri, che esistono delle regole che
dovranno valere per lui e per gli altri: si orienta e capisce fino a dove si
può spingere. Marte deve conoscere fino a dove può arrivare e fino a dove può
difendere le sue cose. Noi impariamo a gestire Marte nella relazione che
abbiamo con l’autorità, non abbiamo altri strumenti per imparare a usarlo. Vuol
dire che il bambino, non appena comincia ad affermare la propria volontà,
impatta con o contro la volontà degli altri. C’è la volontà del bambino, c’è la
volontà della mamma, c’è la volontà di tutti quelli che stanno attorno. E’ un
gioco di volontà. Il bambino comincia ad affermare il suo volere e a volte va
bene mentre a volte va male, però attraverso questo gioco sottile tra ciò che
gli viene permesso e ciò che gli viene negato impara a riconoscere dove sta il
proprio limite, fino a dove gli è consentito spingersi e dove invece
diventerebbe pericoloso o controproducente. Il limite è la base necessaria per
arrivare alla regola, non ci sarà possibilità diversa.
Questo vuol dire che Marte è
strettamente legato sia alla gratificazione che alla frustrazione. E noi
sappiamo usare bene la nostra aggressività se il bilancio frustrazione/gratificazione
è in pari. Se riusciamo ad avere delle gratificazioni – in pratica se riusciamo
di tanto in tanto a vincere – allora riusciamo anche a tollerare la
frustrazione quando alcune cose non ci sono permesse. Se questo bilancio non è
in pari avremo un rapporto difficilissimo con l’aggressività, perché si
oscillerà tra la sensazione che tutto sia dovuto e l’impossibilità di avere
gratificazioni.
Uno dei problemi giganteschi
di molti giovani e non più giovani, è il non saper tollerare la frustrazione
che è un ingrediente fondamentale per poter arrivare a centrare una meta. Se si
deve realizzare qualche cosa nel futuro, occorre tollerare la frustrazione
dell’attesa agendo direttamente ed efficacemente senza poter vedere il
risultato nell’immediato, proiettandolo invece nel futuro. Non solo, tollerare
la frustrazione vuol dire anche tollerare quelle fasi in cui si prova una
rabbia tremenda perché il mondo pone dei limiti al fare ciò che si desidera.
Come si impara a tollerare questo? Vedendo altri che tollerano questi momenti,
nel bambino. Se ci siamo confrontati con un genitore che non sapeva tollerare
il nostro urlare e la nostra rabbia, probabilmente neppure noi saremo in grado
di tollerare sentimenti simili. Tollerare vuol dire sostenere, vuol dire
pensare che la rabbia altrui non distruggerà, vuol dire non-reagire, ma pensare
prima di agire. Quando una persona urla, probabilmente desidera in qualche modo
una nostra reazione; se pensiamo che i comportamenti altrui sono anch’essi
tendenti a far scaturire delle reazioni, se una persona ci minaccia, sta
gridando o vuole una rissa sicuramente ci sta provocando, o meglio sta cercando
di far accadere qualcosa che sblocchi la situazione. Tollerare la frustrazione
vuol dire non farsi provocare, vuol dire tenere ciò che è personale sotto
controllo e non alla mercé dei desideri o bisogni dell’altro.
Per riuscire a tollerare un
altro che provoca bisogna saper prima di tutto tollerare i nostri sentimenti
ambivalenti che spesso sembrano metterci in croce. Quando un genitore urla o
minaccia, dentro si scatenano due sentimenti contrastanti: da un lato un
sentimento affettivo, perché si è dipendenti dal genitore, dall’altro un
sentimento di odio, perché mentre urla lo si considera un tiranno. Questi due
sentimenti sono molto contrastanti, perché per l’Io è molto difficile capire e
tollerare che colui che si ama può anche essere odiato, soprattutto quando il
genitore ci sta punendo dicendo di farlo per il nostro bene…
Imparare a tollerare tutto
questo dentro di noi, sentire questa doppia situazione per cui da un lato si
dipende mentre dall’altro si ha bisogno è molto difficile, soprattutto quando
si è piccoli e non vi è forza. Quando si è adulti ci si trova ancora in questa
situazione per cui a volte si è presi in una dinamica lacerante quando la
persona da cui dipendiamo per qualche motivo (emotivo, di sicurezza…) è la
stessa persona che vorremmo uccidere. Con la differenza che da adulti potremmo
anche agire, mentre il bambino ha solo una fantasia.
Questo è quanto viviamo
quotidianamente; ad esempio quando discutiamo con un amico e, non appena la
discussione si fa più animata, scatta questa dinamica perché da un lato gli
vogliamo bene, ma dall’altro ci sta facendo arrabbiare terribilmente, e quindi
saremo tirati tra la voglia di insultarlo ferocemente – possibilmente per farlo
star zitto – e la voglia di continuare la relazione con questa persona, perché
gli vogliamo anche bene. Tollerare è una di quelle imprese in cui moltissimi
adulti falliscono, tuttavia, se non siamo diventati capaci di tollerare quello
che ci accade dentro, non tollereremo neanche fuori.
Per concludere, Marte è
importantissimo e rappresenta anche il legame che abbiamo con la nostra
vitalità; essere scollegati da Marte significa non poter vivere, significa non
riuscire ad affermare le proprie idee, la propria volontà e senza volontà si
entra in un territorio di dipendenza e di sudditanza. Marte è anche l’avamposto
del nostro sistema immunitario, quelle truppe di assalto che entrano in
funzione non appena qualcosa di “estraneo” entra nel nostro corpo: è
sostanzialmente addetto a riconoscere il Sé dal Non-Sé; senza un buon
collegamento con Marte le nostre difese si attenuano e possiamo andare incontro
a tematiche difficili; tipici sono gli aspetti di lesione Marte-Nettuno che
spesso rappresentano “malattie autoimmuni” in cui la confusione nettuniana va a
ledere proprio le capacità di Marte che anziché combattere contro ciò che è
estraneo, combatte contro i nostri stessi tessuti.
Non poter esprimere
apertamente Marte significa anche andare incontro a problemi di autolesione:
Marte è il maggior responsabile di problemi fisici quali piccoli incidenti,
infiammazioni, ulcere, ernie, tutti simboli di qualcosa di interno che vuole
esplodere e che viene in qualche modo trattenuto. Nei processi infiammatori
molto importante è il contenuto energetico che preme per trovare un canale di
espressione; l’infiammazione ci porta a pensare al calore che deve far
esplodere qualcosa all’interno. A Marte si legano però anche i meccanismi di auto
frustrazione che portano a desideri inconsci di punizione: spesso lussazioni,
fratture, incidenti quali tagli, piccole lesioni sono dovuti a reazioni
incontrollate a cui fa seguito un meccanismo potente di punizione.
Anche la pressione sanguigna è
molto soggetta a tematiche marziane: nei soggetti a pressione alta è
interessante il rapporto tra il bisogno del sangue-emozioni di esprimersi e il
contenimento o il restringimento dei vasi che frenano e che rallentano il
flusso.
In ultimo, da un punto di
vista psicologico Marte può essere la causa primaria dello scatenamento delle
dinamiche di depressione: infatti questa patologia – secondo l’interpretazione
junghiana – si lega ad una energia psichica imprigionata che non trova canali
per uscire all’esterno e liberarsi. Vi sono però anche teorie che vedono nella
depressione una modalità di aggressione passiva in cui la rabbia viene agita
contro di sé producendo però un forte impatto sull’ambiente circostante che, in
qualche modo, è costretto a sentirsi in colpa per il disagio che vive il
depresso.
ARES
Ares fu venerato come spirito
della battaglia, dai popoli più antichi e benché membro della progenie
olimpica, egli recava tracce dei miti pre-omerici, legati ai riti della Terra.
Quando il culto di Ares giunse nel mondo greco, attraverso la Tracia, fino a
Sparta e a Tebe, il suo carattere d’iniziatore del ciclo stagionale subì una
trasformazione, fino ad assumere il duplice aspetto del combattente assetato di
guerra e del giovane atleta, amante di Afrodite.
Secondo Omero, Ares nacque per
partenogenesi da Era, gelosa della nascita d’Atena che Zeus aveva procreato
dalla sua testa. La Dea Flora donò la pianta della fecondità ad Era che, una
volta incinta, si ritirò in Tracia, fino alla nascita del bambino. In seguito,
ella lo affidò a Priapo che, oltre ad insegnargli le arti belliche, ne fece un
grande danzatore. Ares molto affascinante, ma bellicoso e gradasso, amava il
tumulto dei combattimenti e disprezzava le leggi. Secondo una leggenda, Ares
permise l’istituzione del primo tribunale degli Dei. Accusato d’omicidio
volontario e citato in tribunale per aver ucciso il figlio di Poseidone,
Alirrozio, egli fu assolto perché riuscì a dimostrare che Allirozio, aveva
tentato di usare violenza a sua figlia Alcippe. Oltre ad assumere il ruolo di
difensore dei giovani, Egli fu visto come il Punitore e il Vendicatore di tutto
ciò che avesse violato i giuramenti. Risvegliando più timore che simpatia, egli
fu odiato dagli immortali, tranne che dalla gemella Eris (la Discordia), dalla
Dea della strage Eniò e dai figli avuti da Afrodite, Fobos (Paura) e Deimos
(Terrore). Dalla Dea ebbe anche una prole più pacifica: Eros, Anteros e
Armonia.
Per quanto ardito e battagliero,
Ares non era invincibile. Fu sconfitto da Eracle e da Atena che lo atterrò,
colpendolo con una semplice pietra. Omero narra che, sotto le mura di Troia,
Diomede, riuscì a ferirlo con Afrodite. La sconfitta più amara fu quella in
seguito alla quale fu rinchiuso dai giganti gemelli Aloadi in un vaso di
bronzo, dove restò per tredici mesi, fino al giorno in cui fu salvato da
Eribea, la matrigna degli Aloadi. Ella rivelò il segreto a Hermes che corse a
liberarlo. Le sconfitte di Ares dimostrerebbero che la saggezza-Atena è in
grado di vincere l’irruenza, la rozzezza e la bellicosità. Era un dio che
poteva costituire un valido sostegno per un’evoluzione personale in senso
spirituale. Erano sacri ad Ares il cane, il cinghiale e l’avvoltoio; i suoi
attributi erano la lancia e la fiaccola.
MARS
Per i Romani, Marte signore
della guerra e della primavera, era il Dio più importante dopo Giove.
Condivideva con Quirino (il fondatore Romolo divinizzato) e Giove il ruolo di
protettore della città di Roma. La leggenda romana afferma che fosse figlio di
Giove e di Giunone, ma che non fosse molto apprezzato dal padre, a causa dei
suoi istinti omicidi e combattivi. La lancia era il suo sacro attributo ed
arma. Gli animali a lui attribuiti erano il picchio, il lupo, il cane e
l’avvoltoio. Invocato come “Mars pater” e venerato dagli eserciti, regolava
anche l’agricoltura e la forza del germoglio primaverile che rompe la crosta
terrestre per vedere la luce. Secondo la tradizione, il cittadino romano era
prima agricoltore, poi guerriero, e dopo la conquista di nuovi territori, di
nuovo agricoltore.
A Roma era il protettore della
città. Il suo tempio (Templum Martis extra Portam Capenam) si trovava fuori
delle mura per evitare che in città scoppiassero liti e sommosse, I Sabini avevano
la consuetudine di dedicare a Marte un’intera classe di giovani, destinati ad
abbandonare la città d’origine per cercar fortuna altrove. Spesso, questa
migrazione, soprannominata Ver sacrum (la primavera sacra), era accompagnata da
un lupo o da un picchio. Al Dio fu consacrato il terzo mese dell’anno, stagione
della guerra, durante la quale i sacerdoti Salii (“saltatori”) celebravano la
sua festa con danze ed inni guerreschi. Un’altra festa, la Quinquatrus, si
svolgeva il 13 giugno ed era dedicata alla lubrificazione delle armi. Mars fu
chiamato Gradivus (colui che va alla battaglia), ma dagli esegeti moderni
questa etimologia non è accettata.
Chi è interessato alla
nomenclatura classica di Marte, può consultare il seguente riferimento:
http://www.codas.it/articoli/Pianeti/Garofalo/NomenclaturaMarteGarofalo.pdf
GENERALITÀ ASTRONOMICHE
Fra i pianeti esterni, Marte è
il più vicino alla Terra. Trovandosi ad una distanza dal Sole maggiore di
quella terrestre, può essere osservato in qualsiasi posizione del cielo. La
distanza Terra-Marte, a causa dell’eccentricità dell’orbita terrestre, può
variare, all’opposizione, tra circa 55 e 101 milioni di km: tale distanza è
minima durante le opposizioni. Le grandi opposizioni si verificano ogni 15-17
anni; l’ultima è avvenuta il 13 giugno 2001. Marte è il quarto pianeta del
Sistema Solare, contando dal Sole ed è l’ultimo dei pianeti rocciosi. La
distanza media dal Sole è di 227,8 milioni di chilometri ed essendo
l’eccentricità dell’orbita abbastanza marcata, tale distanza varia di un 10%
circa. È uno dei cinque pianeti visibili ad occhio nudo ed appare come una
brillante stella di color rosa-rossatro. Il suo diametro è di 6787 km
all’equatore, con uno schiacciamento di 0,009. La sua orbita si trova tra
quella di Giove e della Terra. Il periodo di rivoluzione siderale è di 1,88
anni. L’inclinazione dell’equatore marziano sul piano dell’orbita è di 23°59’,
perciò le stagioni sono simili a quelle terrestri, ma più lunghe a causa del
maggior periodo siderale di Marte. L’anno marziano è quasi il doppio di quello
terrestre. Marte ruota su se stesso con un periodo di 24h37’23”, superiore di
soli 41” al periodo di rotazione siderale della Terra. Il giorno marziano è
chiamato “Sol”. Marte ha due satelliti di forma molto irregolare, Phobos e
Deimos. Sembra che le due lune rappresentino i corpi maggiori di uno sciame di
relitti prodotti e sollevati in passato, intorno al pianeta madre, dall’impatto
di un asteroide.
GLIFO E SIMBOLOGIA
Il glifo di Marte è un cerchio
sormontato da una freccia che da destra, parte in alto, quasi a mostrare
l’azione di una forza che sfugge ai vincoli del movimento circolare. La freccia
potrebbe indicare la possibilità di dirottare una parte dell’energia ruotante,
verso obbiettivi e luoghi più lontani. Un’altra immagine è quella del germoglio
primaverile che rompe l’unità del seme, perseguendo la liberazione, attraverso
la tangente. Il glifo potrebbe anche ricordare il becco di un pulcino, mentre
fora l’involucro dell’uovo che lo contiene: azione molto arietina, simbolo
primaverile e inizio della vita. Marte è una forza auto-espressiva che agisce
fin dall’inizio della vita: è la spinta che fa uscire il bambino dal ventre
materno, è lo stimolo che agisce sui polmoni perché per la prima volta
permettano una respirazione autonoma, è l’istinto che spinge il neonato verso
il seno materno, è il desiderio di esprimersi, di essere riconosciuti nella
propria specificità individuale.
L’energia di Marte è di tipo
centrifugo, ossia tende ad andare dal centro alla periferia e nell’uomo,
dall’interno verso l’esterno. Tale energia rappresenta l’origine del desiderio,
della “libido” che spinge l’uomo ad esprimersi e manifestarsi. Nella mitologia
Marte è conosciuto soprattutto come dio della guerra e come amante di Venere;
questo indica che nella sua simbologia sono implicite l’aggressività e la
passione, intese non solo nella loro accezione materiale, ma anche come forza
di combattere per eliminare gli ostacoli sul cammino della propria realizzazione.
La simbologia marziana sottende anche il desiderio che spinge l’individuo verso
determinati obbiettivi. Molto attinente a Marte è la funzione che Perls
attribuisce all’aggressività (Io, fame. Aggressività. F. Perls), quale tendenza
vitale dell’organismo all’autoaffermazione: i denti sono i primi strumenti per
assimilare il cibo. Marte, infatti, esprime la capacità dell’Io di soddisfare i
propri bisogni, attraverso l’attività auto-affermativa del “mordere” e
“masticare” l’ambiente “per assimilarlo, se è nutriente; o per distruggerlo, se
è nocivo”.
In epoca medievale, Dante
colloca Marte nel Quinto Cielo; nel canto XIV (vv. 82-139), egli si trova
trascinato in un cielo alto, dove una stella risplende di luce rossastra.
Secondo il sistema delle sfere delineato nel Convivio, Dante assegna al cielo
di Marte la nota mediana, la chiave di volta dell’armonia cosmica, associando
le sue proprietà a quelle della musica. Nel cielo di Marte, il sommo poeta
assiste all’apokalipsis della Crux Christi, definita in termini musicali, come
strumento sommativo e produttore d’armonia cosmica. In effetti, l’energia di
Marte vissuta in senso positivo può condurre alla trascendenza. Il Mangala
hindu indica anche l’ardore e il fuoco dell’ascesi.
MARTE ASTROLOGICO
Marte è un’energia planetaria
del Tema natale e, come tale, racchiude nei suoi significati le informazioni
necessarie all’espressione del sé in uno o più dei suoi ambiti funzionali. Va
ricordato che, essendo un anello della catena potenziale evolutiva, la simbologia
marziana è implicita nell’ordine dei 12 segni e dalle 12 case; con gli altri
anelli essa rappresenta, simbolicamente, l’eterno passaggio dall’universale
all’individuale e viceversa. Per espletare le sue funzioni, anche questo
pianeta si associa ad altri corpi celesti. Le differenziazioni, ad un primo
livello, sono indicate dal segno in cui Marte si trova.
Secondo la tradizione, Marte
rappresenta il grado di volitività, aggressività ed energia del nativo, sfidato
a diventare un maestro di strategia nella casa governata. Indica tutto ciò che
ha carattere di lotta, la capacità di conquista, la volontà di agire per fini
precisi e secondo strategie ben congegnate. Le emozioni marziane sono la
passione, la gelosia, la paura e gli opposti di ognuna di esse.
Liz Greene e Howard Sasportas
descrivono Marte come il cavaliere che combatte a favore del Sole e dei pianeti
interni alla sua orbita, per la costruzione dell’identità individuale. Si
tratta di un pianeta impulsivo ed impetuoso che, con il trascorrere del tempo,
impara ad agire, secondo la coscienza. Marte è la forza centrifuga che fa
emergere, attivandole le potenzialità individuali; è energia auto-espressiva
che, partendo dal livello dall’istinto di sopravvivenza, si differenzia, fino
ad arrivare alla volontà vera e propria. La sua funzione si compie, attraverso
azioni finalizzate all’affermazione dell’Io nel mondo esterno, ma anche
attraverso conflitti, sfide e battaglie. Il senso di forza personale, insito
nell’azione marziana, convive spesso con la sicurezza delle proprie risposte e
con la certezza di poter affrontare gli eventi che la vita propone. A volte,
nascono emozioni così forti, che se ignorate, possono accentuarsi, sino a
sopraffare altre funzioni del nativo. All’estremo, possono generare rifiuto,
collera, sopraffazione e individualismo nel soddisfare i propri interessi a
detrimento degli altri. In altri casi, quando l’energia marziana non è connessa
alla consapevolezza e non si riesce a concretizzare la sua parte istintiva,
possono emergere sentimenti e reazioni assai frustranti. In ogni caso,
piuttosto che condannare o ignorare le vibrazioni di questi sentimenti,
potrebbe essere utile analizzarli, cercando di scoprire il valore che assumono
nella propria esistenza.
Solitamente, le corrispondenze
marziane si risolvono in azioni che l’uomo compie con la forza della propria
volontà, ma anche nei settori in cui bisogna essere coraggiosi, così come nelle
reazioni a situazioni che non rispondono alle proprie aspettative. Si tratta
d’azioni in cui occorre riesaminare il valore di quello che si sta facendo, per
verificare se esistono le premesse di migliorare le proprie capacità. Ognuno
possiede la facoltà del libero arbitrio, ma non tutti ne fanno un medesimo uso.
Dalla posizione di Marte nell’insieme del TN si può dedurre, se e fino a che
punto il soggetto sia capace di adoperare il libero arbitrio a proprio
vantaggio. Tale probabilità è tanto maggiore, quanto più forte appare la
posizione di Marte (per es. in Ariete, Scorpione o Capricorno).
In un tema maschile, Marte e
le sue interazioni simbolizzano il modo in cui l’uomo esprime la sua
mascolinità; nel TN di una donna simbolizza l’animus che proietta sul partner.
Marte è anche la figura dell’amante. Nella vita di alcune donne Ariete, la
figura paterna può essere dominante e repressiva. Il Padre terribile può
riapparire anche molti anni dopo la fanciullezza, attraverso le istituzioni o i
superiori sul posto di lavoro, oppure sotto forma di competizione ad impronta
maschile per la conquista di un partner o di un premio.
Le figure
simbolico-professionali correlate a Marte possono essere il guerriero, il
macellaio, lo sportivo, l’operaio metallurgico, il corridore di macchine
sportive, il motociclista, il domatore, il pastore, l’imprenditore, il
commerciante d’armi, il pugile, il dentista, il poliziotto, il cultore di arti
marziali, il cacciatore, il vigile del fuoco e simili. Tamburi e percussioni
sono rappresentati da Marte e nonostante molti musicisti abbiano un Nettuno ben
piazzato nel loro oroscopo, batteristi e percussionisti, di solito, hanno un
forte Marte. Non dimentichiamo che Marte era anche un provetto danzatore.
LE TRASFORMAZIONI MARZIANE
Secondo la griglia
tradizionale, Marte ha il suo domicilio in l’Ariete e Scorpione; si trova in
esaltazione nel Capricorno, in caduta nel Cancro, in esilio nella Bilancia e
nel Toro. Il ciclo domiciliare è Ariete (domicilio), Toro (esilio), Cancro
(caduta), Bilancia (esilio), Scorpione (domicilio), Capricorno (esaltazione).
Marte in Ariete manifesta la
sua forza vitale e primaria in pieno giorno, alla luce del Sole. Marte in
Ariete è un intenso ed impellente impulso ad agire, senza conoscere la causa e
il fine del suo impulso. Non è tortuoso, ma diretto e qualche volta, brutale.
La sua imprudenza può diventare impudenza o sfrontatezza. Marte è l’energia
indispensabile alla realizzazione dell’Io individuale, ma può richiedere anche
attacco o difesa, aggressività o resistenza, azione o adattamento, secondo
obbiettivi che non dipendono unicamente dal Sole, ma anche dal proprio grado
d’evoluzione. In linea di massima, è difficile che, avendone la possibilità,
Marte non aiuti chi glielo chiede, anche se si tratta di una persona che non
sopporta. Marte arietino, di solito, non serba rancore, anche se, nell’ira del
momento, potrebbe aggredire. Secondo Lisa Morpurgo, in Ariete, la forza bruta
del pianeta appare dissociata dalla ragione. In ogni modo, essa non potrà
restare sempre al livello elementare, ma dovrà ascendere ad un settore diverso
da quello che l’ha generata e affinché ciò avvenga, deve accettare un periodico
ritiro.
Marte in Toro protende alla
riconquista del territorio perduto, ma anche alla manutenzione di quello in cui
è costretto a risiedere. A volte, sembra che non abbia realizzato di essere in
esilio e ancora si ostina a voler dominare e difendere il suo territorio, anche
da lontano. Può capitare anche che il “territorio” non sia realmente
minacciato, ma che sia solo percepito come tale. Questo Marte in molti casi può
sembrare paziente, teso come ad organizzare la sua azione in specifici ambiti,
con caparbietà e fissità che molti giudicano poco ragionevoli. Ciò provoca
un’aderenza ostinata al territorio, a prescindere che sia libero o soggetto a
cattività. Marte in Toro non cerca la rissa e non attacca coscientemente per il
gusto della sfida o per desiderio di conquista. Si tratta di un Marte passivo
nei riguardi di molte provocazioni che per altri soggetti sarebbero da
considerarsi dichiarazioni di guerra. Essendo in esilio, non può rispondere
alle provocazioni, ma diventa fortemente reattivo in determinate situazioni. La
reazione scatta, e talvolta con un certo impeto, quando si toccano certi punti
sensibili o si oltrepassano determinate linee di confine. Le modalità della
difesa e il rapporto con l’oggetto del possesso dipendono dal grado di
coscienza personale, dalla sua evoluzione e dalla complessità della situazione.
Il quadro cambia se il nativo evolve e prende coscienza di tale attaccamento,
sentendosi pronto a cadere, per poi rialzarsi.
Marte nel Cancro si trova in
caduta. All’esilio, ora sopraggiunge la caduta e la perdita temporanea delle
proprie forze. L’energia è di tipo emotivo, si manifesta in modo incostante, ma
può rivelarsi potente, seppur discontinua. L’azione marziana qui dipende dagli
stati d’animo che si alternano e perciò, può apparire attiva o passiva,
esagitata o stabile. La parte più instabile è mentale e rende le azioni dense,
più che intense e sistematiche. L’assertività altalenante è condizionata dalla
sfera circostante, pur conservando una buona forza d’affermazione, anche se non
immediata. Se però i risultati tardano a realizzarsi, Marte potrebbe mollare,
abbandonando l’impresa a metà, con spreco di tempo e d’energia, nonostante le
doti di concretezza che non gli mancano. Marte cancerino sa mostrare la parte
piacevole della sua natura, agendo in maniera dolce, ma decisa e onesta. È
sincero amante della pace, ma non è esente da sentimenti irruenti e non
espressi, soprattutto se attaccato da persone poco oneste e ambigue. Potrebbe
perdersi, sopportando un dolore cieco o confondendosi nelle brume di idee non
facilmente attivabili. In ogni modo, in questa fase energetica, Marte resta
molto legato alle sue valenze espresse o inconfessate. Questa forma marziana
non possiede le capacità di saper rispondere ad azioni subdole, né sa
difendersi da attacchi meschini, perciò nutre sentimenti dolorosi e laceranti
che potrebbero tramutarsi in una rabbia interna, difficile da concretizzarsi in
azioni. Allora, la caduta oltre ad essere dolorosa, può essere traumatica. In
alcune circostanze, tale lacerazione non sussiste e anche in occasione di
vessazioni subite, l’energia è orientata in altre direzioni. A volte, tende
verso la devozione per certi ideali e ideologie o si realizza attraverso un progetto
condiviso, ma potrebbe sviluppare una forma d’attaccamento eccessivo alle sue
scelte. In ogni modo, nel pieno della sua caduta, Marte può prendere coscienza
di una seconda forma d’attaccamento e dipendenza, differente da quella
venusiana-taurina già superata nella fase precedente.
Marte in Bilancia. Alla
dipendenza si oppone l’allontanamento o il ritiro. Così esiliato, Marte ha il
tempo per soppesare tutte le possibili alternative alle questioni che lo
interessano. In questa modalità espressiva, Marte può accettare ogni evidenza,
tra un ripensamento e l’altro, senza grossi traumi di coscienza. Ora è ben
consapevole della sua condizione. Se vuole, può riflettere e ponderare,
misurare i pro e i contro, prima di agire. A volte, questa riflessione può protrarsi
a lungo, altre volte può essere troppo rapida. Al meglio delle sue espressioni,
Marte confinato, avendo già sperimentato tale condizione, riesce a valutare in
anticipo le situazioni che arrecano discordia; anzi, essendo lontano dalla
realtà considerata, può trovare ottime mediazioni e specifici compromessi per
concordare azioni giuste. Inizia, infatti, ad avere la consapevolezza che la
vita non è così semplice come sembra e che è necessario difendere se stesso e
le persone care, nonostante il desiderio di pace e la posizione di ritiro. Si
sente molto preso dal ruolo di portatore di giustizia umana o sociale, anche se
obbligato ad una forzata pausa di riposo. Il problema è che la sua energia può
oscillare tra alti e bassi. Al positivo, però, questa fluttuazione permette al
suo potenziale d’aggressività ed egocentrismo di ridimensionarsi. Se si
abbandona ad uno stato d’aggressività passiva o non ha voglia di mettersi in
gioco, allora si perde in lucidi piani mentali, irrealizzabili e mutevoli,
secondo le occasioni. Se, invece, riesce a decidersi, dopo aver ben ponderato
le sue posizioni, può trovare ottimi alleati (interni ed esterni) per uscire
dal suo esilio.
Marte in Scorpione, dopo la
lunga pausa riflessiva, dopo essersi dedicato a progettare piani e strategie, è
diventato un guerriero che sa puntare e colpire con fine precisione i suoi
bersagli, sa tramare come un ragno e intrappolare le sue prede, con una rapida
azione manipolatoria. Mentre il Marte arietino è un intrepido apri-pista che
avanza, travolgendo gli ostacoli, lo scorpionico, dopo il primo esilio, la
caduta e il secondo esilio, ritorna alle sue origini combattive, pronto ad
affrontare gli ostacoli con la consapevolezza del rischio. Pur conservando
qualcosa dell’esecutore rozzo, è fidato e fedele al mandato di Plutone.
Nell’interazione con l’esperienza plutonica, Marte entra in contatto profondo
con le dinamiche del potere personale ed esterno. Pur di raggiungere il suo
scopo, è disposto a perdere qualcosa. In questa fase, volendo, può usufruire,
realmente, della nuova e potentissima forza interiore che ha conosciuto, a
tratti, nella fase precedente. La forza plutonica lo spinge a riconoscere i
bisogni dell’Io, soprattutto quelli meno evidenti e intrecciati con gli istinti
più profondi. Può sacrificare gli altri ai suoi bisogni o rendere sacri i suoi
bisogni a favore degli altri. Questo travaglio, a tratti esplosivo, lo prepara
alla fase successiva, quella più esaltante, in cui potrà usufruire della
collaborazione di Saturno per acquisire la capacità di gestire la sua forza,
per controllarla, farla esplodere o equilibrarla in piena maturità.
Marte in Capricorno vive la
sua esaltazione alla ricerca d’autonomia, maturità e sicurezza. Può gestire e
misurare la forza da usare, attraverso la disciplina e l’esperienza, ma anche
attraverso l’adattamento creativo. Un Marte saturnino ha superato l’abitudine
di attaccare sconsideratamente, riesce ad affermarsi bene e a difendersi con
discernimento, ma può perdere la creatività, se sorgono problemi con il confine
di contatto. Per inciso, il confine di contatto è il luogo in cui è possibile
integrare la creatività con l’adattamento necessario al vivere sociale. La
maturità, infatti, è riconducibile all’adattamento, come meta per lo sviluppo
sano dell’individuo, in modo che si generi l’integrazione tra i bisogni
individuali e quelli comunitari. In questa fase, Marte conosce le cause e i
fini delle sua azioni, sa gestire ed orientare i suoi impeti, ma può correre il
rischio di non integrarsi, di congelarsi o irrigidirsi, specialmente se c’è in
gioco la sua sopravvivenza o quella dei principi in cui crede. In alcuni casi,
preso dai suoi imperativi categorici e rigorosi, rischia di perdere il contatto
con i suoi confini, varcando con fredda ostinazione territori impervi.
BREVE CENNO ALLE CARTE
DINAMICHE MARZIANE
Marte è il pianeta che innesca
le esperienze indicate dai pianeti lenti e dalle progressioni. Gli eventi
indicati dalla simbologia del pianeta richiedono orbite assai strette. Il
pianeta “si fa sentire” qualche grado prima o dopo l’aspetto esatto, in
particolare nella congiunzione. Quando Marte transita, emana una forte carica
energetica che tende alla realizzazione delle potenzialità marziane radicali Se
il pianeta è transitato per progressione, e il transito più frequente è quello
della Luna che in 28 anni e mezzo fa il giro della carta di nascita, nell’anno
in cui la Luna al grado sopra Marte, avrà un’energia affettiva ed emotiva molto
intensa. I transiti di Marte, come quelli dei pianeti apparentemente difficili,
non vanno considerati come decise negatività. La casa transitata dal pianeta
indica il settore nel quale la sua energia agirà e volendo, possiamo anche
dirigerla in modo costruttivo. Ad esempio, se Marte sta transitando in Casa VI,
indicherà grande attivismo nel lavoro e nel nostro ambito quotidiano. A rigor
di logica, dovremmo redigere un calendario dei transiti di Marte nel biennio
della sua rivoluzione e leggerli unitamente ai transiti dei pianeti lenti.
Durante il periodo nel quale Marte insiste su certi gradi e in quella casa,
sono importanti gli aspetti che entrano in gioco. Nel caso di forti dissonanze
che non si esauriscono in poco tempo, è il caso di usare e consigliare
prudenza. Assecondare, andare incontro, alla simbologia legata al pianeta, può
rappresentare un valido supporto a vivere il transito. Nei transiti scorrevoli
di Marte, potremmo dedicare alle pratiche sportive più che in altri periodi.
Anche chi non si considera sportivo, può trarre soddisfazioni e vantaggi da un
tale passaggio.
Con le rivoluzioni solari,
Marte è considerato nella sua classica simbologia e nella casa di rivoluzione
che lo ospita, indicando il fermento e la lotta dell’anno. Molto raramente, va
letto in ottiche pessimistiche; salvo, quando siano presenti aspetti molto
dissonanti o congiunzioni “dure” con pianeti natali (del genere Marte/Saturno
ad esempio). L’Ascendente di rivoluzione che si congiunge a Marte radicale
indica un tipo d’azione diretta, incisiva e improrogabile. Gli altri aspetti
della rivoluzione spiegano in quale ambito questa azione avrà i suoi riflessi.
Nel tema progresso, molto
importante è considerare l’eventualità che Marte divenga retrogrado, dopo la
nascita e per quanto tempo (giorni/anni). Molto utile è osservare il passaggio
da un segno all’altro, per capire da quando e per quanto tempo l’energia del
pianeta ha mutato la sua vibrazione. Se si presenta il caso di un Ascendente
progresso in avvicinamento a Marte radicale, si possono fare delle
considerazioni sugli effetti di una tale configurazione.
FISIOLOGIA-BIOLOGIA MARZIANA
Come tutti gli altri animali,
anche l’uomo ha cercato di trovare un compromesso tra la conservazione delle
proprie peculiarità e i grandi cambiamenti proposti dall’ambiente, tra le
mutazioni genetiche casuali e le piccole contingenze ambientali. La posizione
di Marte per segno e casa all’interno del TN fornisce informazioni sul tipo
d’energia fisica e sul modo di esprimere tale forza per difendersi, rispetto
agli attacchi esterni. Questa energia planetaria esprime i bisogni
d’eccitazione fisica, ma anche i desideri, gli impulsi e gli entusiasmi con le
rispettive reazioni fisiche. Un forte Marte nel tema può denotare una
personalità competitiva, atletica, capace di assumere rischi.
Secondo l’antica tradizione astrologica,
Marte governa il trigemino, il tono muscolare, gli organi maschili, il sangue,
il naso e i denti. Il sangue è associabile, simbolicamente, a Marte per la
funzione di trasporto d’ossigeno, dovuta all’emoglobina, proteina quaternaria,
che contiene atomi di ferro e conferisce il classico colore rosso. Marte
permette ad ogni emozione di agire sul sangue, stimolando l’organismo al tipo
di risposta più adeguata. Nei momenti di collera, per esempio, il sangue irrora
le mani, quasi a predisporre l’individuo alla difesa. Nei momenti in cui la
persona è in preda alla paura, il sangue defluisce nelle gambe, quasi a
favorire la fuga. Nei soggetti a pressione alta è interessante il rapporto tra
il bisogno di esprimersi e il contenimento o il restringimento dei vasi che
frenano e rallentano la pressione sanguigna.
Marte potrebbe essere la causa
primaria dello scatenamento delle dinamiche depressive. Alcune teorie
definiscono la depressione come modalità d’aggressione-passiva in cui la rabbia
è agita contro di sé. Attraverso la contrazione muscolare cronica si crea una
negazione delle sensazioni dell’organismo, un’insensibilità sensoriale ed
emotiva, caratteristica del Marte in cattività.
Il pianeta è associato anche
ad infiammazioni, ulcere, ernie e tutto ciò che dall’interno vorrebbe
esplodere. Nei processi infiammatori, vi è un contenuto energetico che preme
per trovare un canale d’espressione. A Marte si legano anche i meccanismi
d’auto-frustrazione: lussazioni, fratture, tagli, piccole lesioni. Sul piano immunitario,
Marte capricorneo è paragonabile al sistema di difesa acquisito (detto anche
specifico o adattativo) che, nonostante la sua grande immuno-competenza, può
non riconoscere più certi tessuti dell’organismo stesso che lo ospita, ossia
alcune parti dell’Io biologico individuale (Sole-Ariete), e finire per
attaccarle e distruggerle. Da qui le malattie auto immuni, come il Lupus
Eritematoso Sistemico, la sclerosi multipla, il diabete, ecc. Se il Marte
arietino è perfettamente riconducibile all’immunità innata, sistema di difesa
più antico e primitivo, quello scorpionico è il punto di sutura tra questo e
l’immunità acquisita, o adattativa, assai più complessa ed evoluta. Con Marte
esaltato in Capricorno trionfa l’immunità acquisita, la capacità delle nostre
difese di imparare dall’esperienza (Saturno) e di reagire con maggiore
efficienza agli agenti patogeni che ci hanno attaccato in passato. Si può
affermare che Marte saturnino è paragonabile alla macchina bellica che elimina
con efficacia le eventuali minacce sia esogene, che endogene.
MARTE E I MERCATI FINANZIARI
Marte in ambito
economico/finanziario è un pianeta molto importante. In realtà, un po’ tutti i
pianeti fanno sentire la loro influenza sulla vita politica, economica e
sociale. Questo pianeta però, in ambito economico ed in certi momenti, può
determinare dei trend ben delineati al rialzo od al ribasso, secondo il
contesto a cui si associa la sua influenza.
La sua rivoluzione intorno al
Sole è di circa due anni; sugli indici azionari questo ciclo è abbastanza
evidente, nel determinare dei minimi o massimi biennali molto importanti.
Naturalmente, per comprendere se rispetto ad un minimo di due anni precedenti,
il successivo minimo sarà più alto (quindi trend di lungo al rialzo) o più
basso (trend di lungo al ribasso), è di capitale importanza conoscere anche i
cicli dei pianeti più lenti (da Giove in su) ed analizzare il tutto nella
globalità.
Nel passato recente, il ciclo
biennale di Marte sull’indice Mib30 ha formato un minimo molto importante ad
ottobre 1999, seguito da un massimo nel marzo del 2001 e dalla chiusura del
ciclo con un minimo nel settembre 2001. Il ciclo successivo, partito nel
settembre del 2001, presenta un’irregolarità temporale, dovuta ai cicli
superiori; ha conosciuto il suo massimo nell’aprile del 2002 e la sua chiusura,
con un minimo importante, appare attorno al 16 settembre 2004. A livello di
cicli mensili, non è infrequente osservare minimi o massimi in prossimità di un
transito lunare su Marte, soprattutto in congiunzione e opposizione, e questo
perché la sua influenza si ripercuote, direttamente, sull’emotività e “sulla
psicologia operativa” di tutti gli operatori e i trader. Quindi, in ambito
borsistico e finanziario, Marte rappresenta l’energia di un titolo o di un indice
nel contesto complessivo del mercato.
La sua combinazione con altri
pianeti colora poi la sua influenza. Rapporti Marte/Mercurio possono dare delle
giornate con intensissimi volumi di scambio, oppure giornate in cui le notizie
danno una direzione ben precisa al mercato, sia al rialzo sia al ribasso. Con
rapporti Marte/Giove, si possono creare dei massimi o minimi annuali o
biennali. Rapporti positivi con altri pianeti possono determinare dei periodi
euforici, mentre rapporti negativi con altri pianeti lenti possono generare
giornate di vero e proprio panico. Giove, quindi, non è da considerare solo
come pianeta positivo, ma anche come “acceleratore ed amplificatore” di una
situazione che ha già creato i presupposti in precedenza, ma che non era ancora
stata “vista”. Può essere responsabile della “speculazione”, l’ultima fase del
rialzo, dove l’ottimismo si trasforma in euforia e si assiste ad una
rapidissima crescita delle quotazioni dei listini azionari. Entrano sul mercato
le cosiddette “mani deboli”, ossia i piccoli risparmiatori, che decidono di
acquistare, quando i prezzi sono vicini ai massimi, incoraggiati dall’enfasi
dei mezzi di comunicazione che descrivono il boom borsistico in corso. Di
contro, può anche rappresentare, ma devono essere presenti aspetti planetari o
contesti ciclici collaterali negativi, momenti in cui si manifesta un brusco
declino dei prezzi, poiché tutti si accorgono che il mercato non ha più nulla
da dare e vendono “al meglio” per salvarsi dal ribasso generale. Con
Marte/Saturno, l’atmosfera non sarà d’euforia come con Giove, a meno di aspetti
collaterali, può trattarsi di periodi dove si consolida un trend precedente. Si
può anche trattare di fasi di “accumulazione”, quando la maggioranza degli
investitori è ancora convinta di essere in un mercato al ribasso, le cosiddette
mani forti (gli investitori professionali) iniziano ad acquistare a prezzi
convenienti, nella consapevolezza che la fase ribassista è in esaurimento. Gli
acquisti sono fatti, gradualmente, in modo da non muovere il listino. Si
formano, così, una serie di movimenti laterali, detti anche base o bottom. Di
contro, può anche trattarsi di fasi in cui gli operatori dominanti nel mercato
comprendono che il mercato “toro” è finito e cominciano ad alleggerire le
proprie posizioni rialziste. La fase espansiva appare indebolita e si crea un
movimento laterale, chiamato di distribuzione, o di tetto o top. Gli aspetti
Marte/Urano possono determinare periodi di particolare fermento nel comparto
dei tecnologici, ma può trattarsi anche di eventi improvvisi, traumatici ed
imprevisti nei mercati. Con Urano in Acquario, a cui nel mese di dicembre 1999
si è aggiunto Marte, il listino tecnologico Nasdaq ha registrato performances
incredibili. Con Marte/Plutone il mercato può sorprendere per la sua forza
intrinseca, non completamente prevista dagli analisti. Possono crearsi i
presupposti e le sinergie tra aziende capaci di condurre a profonde
trasformazioni per il futuro. Può anche essere il periodo di pericolose trame
finanziarie condotte con troppa disinvoltura con il rischio di future vicende
giudiziarie o di fallimenti.
MARTE RETROGRADO
Teoricamente, un pianeta
retrogrado rappresenta una funzione la cui attività si dirige in direzione
opposta al flusso naturale, anche se il termine “contro”, in questo caso, non
significa, necessariamente, animosità. Nel loro moto apparente-contrario a
quello dei luminari, i pianeti retrogradi possono completare quello che non è
stato possibile attuare in precedenza, durante il movimento diretto.
Nel corso della vita,
l’individuo si scontra con la costante necessità di adattarsi a nuove
condizioni, deve affrontare il processo di crescita ed espansione interiore,
deve fronteggiare i cambiamenti causati dell’ambiente circostante, deve farsi
carico di problemi e questioni irrisolte. In virtù di tali necessità, i periodi
di retrogradazione potrebbero costituire momenti d’approfondimento del passato,
per elaborare nuove strategie comportamentali ed espressive. Marte è retrogrado
per meno di un decimo del tempo che passa fra due successive congiunzioni con
il Sole (circa ogni 25 mesi). Il periodo di retrogradazione marziana assume
un’importanza particolare, durante il quale il pianeta indica il potere di
agire e di affermarsi nel mondo. Alcune preoccupazioni della società e
dell’uomo moderno sono il risultato di un uso sbagliato di questo potere. Nel
periodo centrale del movimento retrogrado, Marte si trova in opposizione al
Sole e non in congiunzione. Per riesaminare il proprio comportamento e apportarvi
le opportune modifiche, è necessario rivedere in modo obiettivo il rapporto con
il proprio Sole. Il momento migliore è il periodo d’opposizione al Sole, perché
la fase illuminante potrebbe permettere una decisa obiettività. La prima metà
del periodo retrogrado di Marte, fino all’opposizione al Sole è una fase
preparatoria. Dopo la conclamazione dell’opposizione (retrograda), le
esperienze aventi come scopo il progresso personale, possono dare i loro
frutti. Le congiunzioni ed eventuali aspetti che Marte forma in stazione
retrograda, possono indicare il tipo d’energia funzionale ai bisogni e agli
obiettivi da conseguire per l’eventuale avanzamento personale.
CASTELLI DI RABBIA
Per una di quelle strane ma
sempre interessanti sincronicità che tutti ben conosciamo, ho preso una
cagnolina proprio nei giorni in cui cominciavo a scrivere questa relazione. Di
per sé, i due eventi non avrebbero alcunché in comune se non fosse che,
documentandomi vergineamente sull’educazione dei cuccioli, anche per compensare
la mia inesperienza generale sui cani, ho letto le descrizioni delle possibili
malattie più o meno rare che possono infettare i nostri amici pelosi, tra cui
la rabbia. Qualche ora dopo, tornando al lavoro, stavo scrivendo alcune note
sull’espressione di Marte, appunto in quanto rabbia… e mi è tornato in mente
ciò che avevo letto sulla omonima malattia.
Permettetemi quindi una
premessa descrittiva su questa patologia (purtroppo ancora diffusa), perché le
associazioni simboliche, comportamentali e psicosomatiche con il suo
“corrispondente” emozionale sono davvero interessanti.
Innanzitutto è un virus,
dunque una malattia contagiosa. Non si sviluppa, non si eredita, ma si riceve e
si trasmette forzatamente e per vie traumatiche: un morso, di solito; comunque
un contatto della saliva infetta con il sangue. Già in queste modalità di
trasmissione del virus troviamo tracce di Marte, ancor più considerando che
sono sostanzialmente gli animali selvatici (pipistrelli, lupi e volpi) a poter
infettare l’uomo, gli animali domestici o altri animali a sangue caldo. Ma le
analogie proseguono, perché vengono infettate innanzitutto le fibre muscolari;
da lì la malattia migra alle fibre nervose, e tramite i nervi cranici (in
particolare il trigemino) arriva alle ghiandole salivari dove compie un’altra
replicazione: il che significa che il virus non vuole più solo diffondersi nel
soggetto colpito ma cerca di propagarsi verso ulteriori soggetti, inducendo
altri morsi…
Anche i sintomi sono
interessanti, per quanto terribili. La fase iniziale produce sintomi aspecifici
e per questo pericolosamente sottovalutati o confusi con altre patologie:
febbre, cefalea, depressione o inquietudine, malessere generale
(astrologicamente ricordano un Marte afflitto in prima o sesta casa). Segue poi
la cosiddetta fase di latenza, di durata variabile a seconda della carica
infettante e della sede del morso, ma in cui si manifesta il tipico sintomo
della idrofobia. L’irrequietezza aumenta fino a diventare un incontrollabile
eccitamento, con spasmi dolorosi dei muscoli laringei e faringei, provocati
dall’irritabilità riflessa dei centri della deglutizione e respirazione (noto
uno sconfinamento simbolico dall’Ariete ai due segni successivi…): di fatto, il
malato ha sete e desidera bere, ma non ci riesce. La comparsa dei sintomi
specifici dopo la fase di latenza coincide quasi sempre con un esito infausto
della malattia. Il virus ha ormai colonizzato il sistema nervoso centrale e
infatti nella fase terminale si presentano i sintomi neurologici: nella
maggioranza dei casi abbiamo la cosiddetta forma “furiosa”, con aggressività,
disorientamento, allucinazioni, aumento della salivazione e della lacrimazione,
priapismo, eiaculazione spontanea, contrazioni alle corde vocali, oltre che la
solita idrofobia; più rara è la forma “muta”, in cui predominano i sintomi
paralitici. Negli animali, questa forma può esprimersi anche in comportamenti
anomali, ad esempio mancanza di timore dell’uomo o attività diurna in
pipistrelli, puzzole o volpi. La morte sopraggiunge in genere dopo pochi
giorni, per asfissia o paralisi generale.
Mi sono dilungata nella
descrizione di questa spaventosa malattia perché, quando penso a Marte, la
prima associazione che mi viene in mente non è legata alla volontà affermativa,
alla passione, al coraggio, alla grinta decisionale o a tutte le espressioni
che pure conosco e riconosco come il Marte più sano e necessario. La mia
primaria associazione è legata appunto alla rabbia, cioè all’aspetto “negativo”
del pianeta, che è anche quello più represso e peggio gestito, persino temuto.
Parlo innanzitutto per me, che con Marte in Bilancia ho da sempre mille
difficoltà ad accettare la mia rabbia e a manifestarla prima che esploda… ma
nella mia esperienza umana e professionale ho potuto notare di essere in folta compagnia,
laddove l’educazione familiare e la cultura sociale spingono spesso a soffocare
persino il Marte più forte per posizione zodiacale o aspetti.
Tra le tante manifestazioni
del pianeta, è insomma sempre la rabbia quella che viene soffocata maggiormente,
perché disconosciuta, negata, imbrigliata dalle convenzioni o dai doveri
formali tanto cari al segno opposto all’Ariete. Noblesse oblige… Ma così, il
passaggio dalla rabbia muta (anzi, zittita) alla rabbia furiosa (cioè ormai
incontrollabile) è più o meno veloce e comunque inevitabile; e a quel punto
direi anche paradossalmente salutare, per evitare spiacevoli e più o meno gravi
alternative psicosomatiche. Io di solito me la cavo con occasionali eritemi, ma
solo quando non lascio o non posso lasciar sfogare il mio Marte
preventivamente, tramite Mercurio congiunto: viceversa, se non posso “fare” ma
mi permetto almeno di “dire” … l’arma verbale funziona egregiamente e – come
certi sciami sismici – impedisce all’energia affermativa o competitiva di
accumulare temperatura liberandosi poi in modo più violento, seppur solo sulla
frontiera epidermica. Evidentemente, almeno nel mio caso, solo la rabbia muta
può diventare rabbia furiosa!
Ma vale davvero soltanto per
me? Il mio è appunto un Marte in Bilancia, e si attiva prepotentemente di
fronte a ciò che reputo un’ingiustizia e non necessariamente nei miei
confronti. Eppure ho visto molti Marte in Ariete – da cui pure ci si
aspetterebbe sempre azione diretta e, alla peggio, libera aggressività –
implodere invece in emicranie invalidanti; e non parliamo delle gastriti di
Marte in Cancro, delle dissenterie di Marte in Scorpione, delle talloniti di
Marte in Pesci, delle sciatalgie di Marte in Sagittario… Ogni Marte trova,
purtroppo o per fortuna, un modo alternativo per sfogare il proprio Fuoco
mediante il corpo, ma allora la domanda non è “come” ma “perché” … Perché la
rabbia è un’emozione così scomoda e faticosa da gestire? Soprattutto, a
prescindere da ciò che ci fa arrabbiare, perché ci sentiamo sempre in dovere di
controllarci e, se non lo facciamo, ci sentiamo a disagio o persino in colpa?
Come dicevo è una questione
sostanzialmente culturale, di costume, di convenzioni socialmente stabilite e
individualmente accettate come regole: se non le accetti non vieni accettato; è
un meccanismo semplicissimo ancorché subdolo. Resta il fatto che, ogni tanto e
chi più chi meno, tutti ci arrabbiamo: quindi, proprio come la malattia
omonima, nemmeno la rabbia emozionale può considerarsi estinta né,
evidentemente, esiste vaccino… E tanto varrebbe accettarne l’eventualità,
comprenderne la necessità assieme ai motivi, rispettarne il valore sintomatico
in quanto segnale di “squilibrio” (asse Ariete-Bilancia), per poi lavorare
preferibilmente sulla prevenzione.
Già: la prevenzione. Fosse
facile. La rabbia si attiva in comportamenti impulsivi e a volte plateali, ma
resta un’emozione passiva: una re-azione, che in quanto tale ha poco o nulla
del Marte inteso come azione volontaria, autonoma e diretta. Dunque, per
evitare la rabbia o almeno gestirla senza diventarne le prime vittime, è
necessario entrarci dentro (non allontanarsene), scoprire cosa nasconde la sua
apparenza superficiale e fin troppo visibile; insomma capirla, a partire da
quei sintomi dapprima indistinti e poi sempre più specifici che si presentano,
similmente, nella malattia omonima.
Non credo che la questione del
contagio sia secondaria. Pensiamoci: non ci improvvisiamo arrabbiati, non lo
diventiamo per caso, insomma non siamo mai noi stessi ad arrabbiarci… ma è
qualcosa o qualcuno che ci fa arrabbiare. In tale dinamica è evidente l’asse
Ariete-Bilancia, o meglio l’asse tra prima e settima casa che mette a confronto
il soggetto IO con gli oggetti relazionali: il TU inteso come altre persone,
cose, fatti, opinioni, esperienze. Ma se vogliamo applicare alla lettera
l’analogia con la malattia, dobbiamo aggiungere che chi ci fa arrabbiare è a
sua volta, anzi prima di noi, “arrabbiato”; cioè in qualche modo alterato,
squilibrato e reso aggressivo, anche se nei contesti relazionali ciò non è
sempre evidente. Noi reagiamo con la rabbia solo se e quando veniamo attaccati,
quando i nostri confini (pelle-Bilancia) vengono profanati o lesi, dunque
un’eventuale prevenzione richiederebbe di riconoscere in tempo questa minaccia
e depotenziarla: ma non è facile, proprio perché dall’altra parte non c’è un
soggetto che ringhia o sbava, ed anzi si tratta spesso di una persona che si
comporta in modo formalmente civile ma sottilmente violento, oppure di una
situazione costrittiva che ci spinge mentre noi vorremmo star fermi o ci blocca
mentre vorremmo muoverci… In ogni caso, avviene qualcosa contro la nostra
volontà, o contro cui la nostra volontà è inefficace. Il che parrebbe
confermare la mia ipotesi sul fatto che la rabbia sia un’emozione “negativa”,
che nasce e si esprime da una mancanza, carenza o afflizione di Marte; cioè
esattamente il contrario di ciò che sembra o che spesso si pensa (“chi ha un
Marte forte si arrabbia spesso, è aggressivo, attacca gli altri” eccetera).
Va da sé che ci vuole un
“sangue caldo” per essere infettati e anche per infettare. E noto di sfuggita
che soltanto i pipistrelli sembrano poter essere portatori sani: sia come
animali notturni che nel loro aspetto e nei loro miti, i pipistrelli sono
indubbiamente creature scorpioniche, e forse è il governatore occulto
dell’Ariete (Plutone) a potersi sostituire a Marte nella gestione controllata
della rabbia. Non a caso, gli individui plutoniani possono vantarsi di
attaccare, combattere, aggredire e “far arrabbiare” gli altri, rimanendo lucidi
e distaccati… Freddi, appunto.
Al di là dei simboli, resta il
fatto che per noi esseri umani il sangue caldo è sinonimo di vita, di
sensibilità, di altruismo: lo associamo al calore del cuore e quindi all’amore,
cioè a quel sentimento che caratterizza proprio la nostra umanità migliore.
Ammesso e non concesso che l’amore sia esclusiva umana, sembra che la coppia
Marte-Venere insista a rimanere legata anche quando la complicità diventa
competizione o mutua esclusione. Sembra insomma che Marte non riesca ad
esprimersi al meglio sui terreni di Venere e viceversa; che l’autoaffermazione
sia incompatibile con la relazione, che volere e piacere non facciano rima...
Ma è proprio su questa apparente contraddizione che si cela, a mio avviso, il malinteso.
Tornando ai sintomi, è proprio
nella fase iniziale che casca l’asino. Anzi, casca e ricasca: dapprima perché
ci esponiamo al contatto-scontro senza intercettarne il pericolo, e poi perché
tendiamo a sottovalutare le sensazioni immediate che proviamo, quella sorta di
fastidio o disagio “a pelle” che puntualmente viene rimosso, negato, giudicato
e imbrigliato in mille forme culturali acquisite (Bilancia). I primi sintomi
del contagio, come abbiamo visto, sono vaghi: mal di testa, inquietudine, aumento
della temperatura corporea, malessere indefinito… banalità! E allo stesso modo
pensiamo: ma no, che sarà mai, sono io che sbaglio e sono prevenuto, non è
detto che questa situazione sia sbagliata o negativa, non è detto che questa
persona ce l’abbia con me o sia in mala fede, non è detto che sia impossibile
discutere mediare trovare un compromesso un arricchimento reciproco e
blablabla. E invece sì; a volte è detto e fatto.
Ognuno dovrebbe limitarsi al
proprio lavoro e ciò vale anche per i segni: ma quando l’Ariete abiura e si
scompensa proprio tentando o fingendo di “bilanciarsi” … cominciano i problemi!
Ariete, Marte e prima casa devono rimanere concentrati sull’IO, così come
Bilancia, Venere e settima casa sul TU, e la confusione in tal senso non è mai
una scorciatoia: non sono valori interscambiabili. Il punto è che non
dovrebbero essere nemmeno alternativi, bensì complementari e direi pure
contemporanei, per offrire un risultato efficace. Ed è proprio qui che la
faccenda si complica: per vivere Marte in modo “sano”, cioè come volontà
propositiva, coraggio, spirito di iniziativa, slancio decisionale o comunque
tutto ciò che non nega né limita o umilia l’IO, è necessario che anche Venere
sia vissuta in modo altrettanto sano e fecondo, cioè come confronto,
sentimento, relazione, mediazione e partecipazione. Ma siamo in grado di amare,
quando siamo arrabbiati? No. In quei momenti non amiamo la persona che ci ha
fatto arrabbiare, non amiamo il mondo, la vita e neppure noi stessi. La rabbia
ha più a che fare con l’odio che con l’amore; ed essendo l’odio un sentimento
distruttivo, nemmeno nella rabbia c’è granché di utile, visto che trattenerla e
negarla ci intossica, quanto sfogarla impropriamente lascia residui dolorosi di
affaticamento, disagio, rammarico o vergogna.
Non si costruisce niente con
la rabbia. Per lo meno non soltanto con la rabbia, perché è una condizione
forzata, passiva e tardiva, tutt’altro che “sana”; e può essere utile solo come
veicolo coatto di comprensione, laddove ci sforziamo davvero di capirne,
accettarne e accoglierne i motivi. Tant’è che lavorare con la rabbia significa
innanzitutto tornare indietro: non solo alle cause contingenti che possono
scatenarla, ma a quelle più antiche di cui ogni sfogo successivo è forse
conseguenza.
Credo che per tutti noi esista
un “morso” primario, originale, primitivo. Qualcosa che ha aggredito la nostra
capacità di autoaffermazione e contaminato il nostro istintivo e spavaldo “IO
SONO, IO VOGLIO, IO FACCIO!” trasformandolo in un “vorrei ma non posso, potrei
ma non devo” …
E dunque, non si può costruire
con la rabbia o sulla rabbia, ma ciò non significa che la rabbia non abbia
valore costruttivo, seppur indiretto. E’ un po’ come per i castelli di sabbia:
erigerli è un divertimento per i bimbi di ogni epoca, che pure rimangono sempre
dispiaciuti quando le onde del mare li dissolvono; non a caso ne associamo
l’immagine ai sogni infondati, alle delusioni più cocenti. Ma non è necessario
avere un passato d’architetto come me per sapere che nessun materiale di
costruzione può essere composto solo di sostanze inerti: i mattoni sono fatti
di argilla miscelata all’acqua, persino il calcestruzzo armato è fatto di
sabbia e pietrisco resi plastici dall’acqua e deve la propria resistenza non
solo al ferro (Marte) delle armature o alla forma (Venere) delle carpenterie,
ma all’elasticità legante del cemento, che protegge il ferro dall’umidità pur
essendo a sua volta necessariamente umidificato.
Anche l’idrofobia, l’abbiamo
visto, è insieme paura dell’acqua e mancanza-desiderio di acqua; così come nel
linguaggio contadino un terreno “arrabbiato” è un terreno insterilito dalla
siccità, per essere stato lavorato in fretta o nel periodo sbagliato.
Aggiungiamo i tipici condimenti “all’arrabbiata” che tanto fanno onore ai primi
piatti italiani, e che sono solitamente piccanti o salati… e il malinteso, il
paradosso, pare proprio servito! La rabbia dipende davvero da un Marte afflitto
o non piuttosto da un Marte inflazionato? Insomma, è un troppo o un poco?
Né una cosa né l’altra, forse.
Forse la risposta è difficile perché la domanda è sbagliata, a sua volta
contaminata da virus culturali. Forse non ci arrabbiamo quando non riusciamo ad
affermarci individualmente, ma quando non riusciamo a farlo socialmente; e
dunque è un problema di Venere più che di Marte, con la complicità della Luna e
che quindi ben si inquadra nella Croce Cardinale tra Ariete, Cancro e Bilancia
(con il Capricorno appunto simbolo di costruzione). Non a caso le esplosioni
più accese di rabbia sono definite “isteriche”, cioè… “uterine”; e in fondo
proprio l’animale emblema della omonima malattia, il cane, è anche un animale
fortemente sociale.
Il virus della rabbia cerca di
propagarsi e si manifesta in forme sintomatiche tali da favorire la diffusione.
Il cane rabbioso è temuto e isolato, eppure anela disperatamente un contatto;
vitale come acqua nel suo deserto. Analogamente, noi non ci arrabbiamo perché
ci sentiamo attaccati ma al contrario perché ci sentiamo rifiutati, incompresi,
forzati ad essere diversi e quindi non apprezzati per ciò che siamo: di fatto
considerati inabili alla partecipazione, esclusi dal confronto, inutili alla
costruzione di una coppia, di un gruppo, di un “branco”.
La rabbia, allora, altro non è
che l’espressione più disperata della nostra solitudine: un estremo grido di
dolore, sterile e scomposto come i castelli di sabbia ormai invasi dalle onde,
che pure nasconde il tentativo di essere trasmesso, la speranza di essere
ascoltato; l’ancestrale bisogno e diritto di essere accolto.
Ecco l’antidoto. La cura nella
malattia. E non mi dispiace apparire banale o retorica: ho già premesso il mio
Marte in Bilancia e quindi volentieri metto il Dio della Guerra al servizio e
alla difesa della Dea dell’Amore; Spada e Bilancia come in ogni immagine mitologica
e religiosa di verità e giustizia.
D’altra parte, Marte e Venere
hanno in comune almeno una cosa: la scelta. Ed è solo per scelta – non per
forza – che possiamo evitare di arrabbiarci, di fronte alle circostanze della
vita che hanno soltanto la colpa di somigliare ad antiche ferite (Luna), o
magari non ci piacciono (Venere) o mettono limiti (Saturno) alla nostra libera
affermazione. E soprattutto di fronte a chi ci aggredisce o ci innervosisce…
forse soltanto per richiamare e provocare, come fanno i cani quando ululano,
una partecipazione; ma che è semplicemente un individuo solo, che grida verso
di noi (non contro) la propria rabbiosa richiesta di amore.